Emergenza sanitaria e Smart City esprimono due concetti molto diversi. Eppure, a ben vedere è possibile creare tra di loro una connessione, ovvero far sì che le manifestazioni tangibili della Smart City possano aiutare il mondo ad affrontare la nuova normalità, con cui speriamo di avere a che fare per un periodo limitato ma che, a conti fatti, non sappiamo quanto durerà.
Emergenza sanitaria e Smart City possono quindi stare nella stessa frase, ma in che modo? Cioè, come sfruttare il patrimonio tecnologico alla base di una Smart City, ovvero device, reti, dati e piattaforme di elaborazione, per affrontare nel migliore dei modi i mesi futuri? Le ipotesi, gli use case allo studio sono diversi e, come in qualsiasi argomento di stretta attualità, crescono e cambiano di giorno in giorno. Al tempo stesso, però, resta fermo l’elemento cardine attorno al quale ruota tutto: il dato. Per affrontare al meglio il new normal è necessario che le città siano in grado di raccogliere, ma soprattutto di trasmettere ed elaborare enormi volumi di dati in tempo reale, mettendo i risultati a disposizione dei Comuni e, soprattutto dei cittadini. Le città devono permettere alle persone di spostarsi con efficienza, di lavorare serenamente, di curarsi e, ovviamente, di godere del proprio tempo libero nonostante qualche inevitabile difficoltà in più. Di seguito, vediamo alcune ipotesi molto concrete.
Emergenza sanitaria e Smart City: sensori e Computer Vision per il distanziamento sociale
Nell’intento di evitare una seconda ondata di epidemia, non si parla d’altro che di distanziamento sociale. Essendo questo ben poco naturale e difficile da gestire, si può (e si deve) ricorrere alla tecnologia, soprattutto per evitare assembramenti nei luoghi maggiormente a rischio. Con questa affermazione, però, si intendono due cose distinte: il controllo del territorio, fondamentale per evitare assembramenti volontari, e l’ottimizzazione del traffico e dei flussi per prevenire la loro formazione naturale. Per questo, le municipalità possono affidarsi a una rete di sensori e dispositivi in grado di monitorare strade e piazze al fine di prevenire illeciti e garantire sicurezza, ma anche – per esempio – per ottimizzare il traffico.
A livello pratico, sarebbe senz’altro possibile installare videocamere sui lampioni e sfruttare tecniche di Computer Vision per rilevare assembramenti capaci di alzare a dismisura il livello di rischio: oltre un certo limite, il sistema potrebbe allertare immediatamente l’unità delle forze dell’ordine più vicina in linea d’aria. La medesima tecnologia potrebbe aiutare a rilevare chi non sta indossando mascherine in circostanze in cui ciò sia obbligatorio: ovviamente andranno poi fatte tutte le considerazioni del caso sul tema della privacy.
Emergenza sanitaria e Smart City: infrastrutture di mobilità più efficienti
Questione di estrema importanza da affrontare nel post-Covid è l’ottimizzazione della mobilità urbana, considerando che i tradizionali mezzi di trasporto pubblico possono ospitare un minor numero di passeggeri rispetto al passato. Al di là della scontata ottimizzazione dei percorsi, che resta fondamentale per servire il maggior numero di cittadini ed evitare assembramenti, è consigliabile un potenziamento di tutte le forme di mobilità innovativa, come il car o il bike sharing e i monopattini elettrici: a tal fine, l’ideale sarebbe che tutte le città potessero usufruire e mettere a disposizione dei cittadini un ecosistema di mobilità realmente integrato.
Estendere la banda ultralarga e la connettività 5G
Il periodo del lockdown ce l’ha insegnato: ormai senza Internet – in casa o fuori – non si vive, e se le prestazioni non sono all’altezza, non c’è modo di lavorare. Per fronteggiare l’avanzata dello smart working, che proseguirà anche in assenza di virus, la banda ultralarga nei Comuni non è più differibile. A tal fine, un’ipotesi da non trascurare è puntare fortemente sul 5G: per abilitarlo, visti i limiti di portata delle small cell, un’idea eccellente consiste nello sfruttare la rete di illuminazione pubblica, cioè i tradizionali lampioni, per installare e alimentare le celle.
Potenziamento della telemedicina
La sanità digitale deve diventare un asset portante della Smart City, uscendo dai confini della semplice (per modo di dire) digitalizzazione di alcuni servizi sanitari. Erogare un buon livello di servizio ai cittadini garantendo sicurezza al personale medico è possibile unicamente mediante lo sfruttamento pervasivo della telemedicina, delle diagnosi da remoto ed eventualmente, facendo perno su tecnologie avanzate e su connettività a bassissima latenza (come il 5G), degli interventi chirurgici a distanza.
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