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- Come funzionano le Smart City italiane? Esempi e storie di successo
Con buone probabilità, nel 2020 il fenomeno delle Smart City Italiane diventerà sempre più ricco di manifestazioni concrete e casi pratici . D’altronde, si parla da tempo di un contesto urbano fondato su standard di vivibilità e sostenibilità superiori agli attuali, le tecnologie abilitanti ci sono e, anche da noi, i progetti iniziano ad assumere consistenza. Ciò nonostante, bisogna comunque sottolineare quanto si sia ancora lontani da quella ideale città del futuro in cui le smart technologies gestiranno, in forma totalmente integrata e nell’ottica della massima efficienza possibile, la mobilità, l’erogazione dell’energia, la sicurezza urbana e, più in generale, tutti i servizi offerti ai cittadini e alle imprese. Il fatto che la maggior parte delle persone viva in città rende il tema delle Smart City italiane estremamente attuale : bisogna ridurre i consumi e gli sprechi, porre in essere modelli sostenibili e ottimizzare tutti i servizi esistenti in chiave di maggiore efficienza. Come in tanti ambiti attigui – si pensi alle Smart Road , Smart Port ecc – il concetto cardine è quello di far fronte ad esigenze che sono costantemente in aumento (più persone, più veicoli, più energia, più consumi…) senza cadere nella “trappola” di voler (solo) aumentare le infrastrutture. Lo scopo dei progetti smart è, infatti, quello di ottimizzare l’esistente e fornire servizi innovativi tramite la tecnologia : i Big Data, l’Intelligenza Artificiale, gli Analytics e, soprattutto, l’Internet of Things, che in questi ambiti è una sorta di piattaforma edificante senza la quale non sarebbe possibile la raccolta dei dati e quindi neppure l’ottimizzazione dell’esistente né l’erogazione di qualcosa di nuovo. Smart City Italiane: lo stato dell’arte e proiezioni future I dati dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, relativi al triennio 2016-18, stabiliscono che il 36% dei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti abbia avviato almeno un progetto di Smart City , nonostante i progetti esecutivi restino una quota sensibilmente inferiore rispetto a quelli pilota. Dal canto suo, il sito Agenda Urbana (piattaforma promossa e realizzata da ANCI) segnala, al momento in cui si scrive (01/2020) ben 1.311 progetti smart avviati in tutta Italia : al primo posto, quelli relativi alla mobilità (244), seguiti da quelli relativi alla tutela ambientale (192). Milano è in testa in quanto a numero di progetti attivi (78), seguita a breve distanza dai 76 di Torino e, per quanto concerne il rapporto ICity Rank 2019 , il capoluogo lombardo sarebbe la città più smart d’Italia per il sesto anno consecutivo, seguita da Firenze, Bologna, Bergamo e Torino. Tornando, infine, ai dati dell’Osservatorio IoT, si prevede che nel biennio 2020-21 la maggior parte dei progetti avrà come oggetto il miglioramento delle condizioni di sicurezza, e sarà seguita a brevissima distanza da quelli relativi all’illuminazione . Poi, arriveranno la gestione dei parcheggi, del traffico e del trasporto pubblico. Esempi di Smart City italiane A chi si domanda quali siano le manifestazioni tangibili delle Smart City italiane si possono portare, senza alcuna pretesa di completezza, alcuni esempi interessanti: a Mestre, per esempio, è attivo da un anno il sistema di Smart Parking che, grazie all’inserimento di sensori all’interno degli stalli con sosta a pagamento , permette a cittadini e visitatori di trovare parcheggio e pagarlo tramite app; Verona, dal canto suo, è stata la prima città a dotarsi di semafori smart che diventano verdi al passaggio delle ambulanze in codice rosso; Firenze si è invece orientata verso un approccio integrato con la realizzazione di una Smart City Control Room centralizzata che riceve, visualizza ed elabora tutti i dati che riguardano la città e la mobilità cittadina, tra cui sistemi pubblici di videosorveglianza, manutenzione della viabilità, illuminazione, raccolta rifiuti e traffico, di modo tale da ottimizzare le attività esistenti e reagire ad imprevisti con grande tempestività. Smart City Italiane: i driver e come costruire un modello virtuoso Per quale motivo un Comune, magari in partnership con soggetti privati, dovrebbe avviare un progetto di Smart City? Come anticipato, il primo driver deve essere senza dubbio il miglioramento dei servizi esistenti in previsione di un loro impiego sempre maggiore. Introdurre nuovi servizi è anche uno stimolo importante, cui si somma – cosa tutt’altro che trascurabile – la riduzione dei costi legati a tutte le attività già in essere. Tra i driver di adozione, la possibilità di generare più introiti è determinante, sia pur ancora in posizione subalterna rispetto alla riduzione dei costi. A seconda delle attività specifiche, poi, i progetti di Smart City italiani possono ridurre i consumi, i costi di manutenzione delle opere e migliorare la vivibilità , nonché l’impatto ambientale e la qualità della vita. Chi guadagna dalle Smart City italiane Il bello dei progetti in essere, e di tutti quelli che verranno, è proprio il modello virtuoso che si viene a generare: il Comune, che svolge l’attività di promotore e spesso dell’abilitatore, intraprende la sfida della trasformazione digitale per prepararsi al futuro , per offrire servizi migliori e abbassare le voci di spesa, mentre il cittadino può contare su un ambiente più sicuro, agile, veloce e connesso, con tutti i vantaggi che ciò comporta. È la classica situazione win-win , e il grande interesse nei confronti delle Smart City, italiane e straniere, lo dimostra in modo inequivocabile.
- Illuminazione stradale, la via del futuro per le Smart City
Da anni c’è una grande certezza: l’illuminazione stradale della Smart City sarà la sua spina dorsale , il corridoio lungo il qualche far ‘scorrere’ molti dei suoi servizi innovativi. A tal proposito, si può scindere il discorso in due ambiti distinti ma parimenti importanti: da un lato, il progresso tecnologico impone di rivedere e aggiornare i sistemi di illuminazione al fine di renderli più efficienti e, soprattutto, più efficaci nei confronti dei cittadini, che dal canto loro chiedono un servizio migliore e più sicuro; dall’altro, l’impianto di illuminazione pubblica può essere impiegato per associarvi nuovi servizi a valore aggiunto , resi possibili da nuove piattaforme hardware, software e sistemi di comunicazione. Nel primo caso, l’espressione corretta è quella di Smart Lightning , nel secondo si parla invece di illuminazione stradale come fattore abilitante della Smart City. Illuminazione stradale e Smart City , il punto di partenza Il concetto di Smart Lightning ha una declinazione privata e una pubblica, quest’ultima legata all’illuminazione stradale. È un mercato enorme e una grande opportunità, trainata ovviamente dal settore pubblico : si stima infatti che in Europa ci siano dai 60 ai 90 milioni di pali per l’illuminazione pubblica, molti dei quali sono attivi da più di 25 anni, e che un aggiornamento alla tecnologia LED potrebbe significare un risparmio compreso tra il 50% e il 70%, per una riduzione totale di costo nell’ordine dei 2 miliardi di euro/anno (fonte: UE ). Inoltre, il mercato delle soluzioni Smart Lightning è in impennata: si stima infatti che i 7,9 miliardi di dollari del 2018 crescano fino a 21 miliardi nei 2023, con un CAGR del 21,5% nell’intervallo considerato (fonte: marketsandmarkets ) . Cosa deve fare l'illuminazione stradale nelle Smart City L’obiettivo consiste nel rendere l’illuminazione stradale più efficiente ed efficace per i cittadini , ma soprattutto responsive nei confronti dell’ambiente circostante. Al fine di rendere il sistema energy-efficient il passaggio verso la tecnologia LED è pressoché scontato, ma a questo si possono associare una serie di funzionalità smart aventi per oggetto l’illuminazione stessa: è possibile infatti ipotizzare l’impiego di interruttori crepuscolari con sonde di misura dell’intensità luminosa connessi ad alimentatori dimmerabili , oppure interruttori che comandano autonomamente accensione e spegnimento in funzione delle coordinate del luogo, il tutto connesso a sistemi di telecontrollo che permettano la programmazione, la regolazione e l’intervento a distanza sulla rete e sul singolo punto luce. L’obiettivo è chiaro: oltre al risparmio energetico, si ragiona in termini di illuminazione on-demand in funzione delle esigenze (livello di luminosità dell’ambiente circostante, presenza di persone o mezzi nei paraggi, situazioni di emergenza ecc…), o ancora della realizzazione di sistemi di controllo che permettano interventi rapidi e, possibilmente, senza la presenza fisica. Illuminazione stradale come abilitatore di Smart City Se lo Smart Lightning è un trend estremamente interessante, l’illuminazione pubblica può essere un fattore abilitante di progetti avanzati di Smart City . Intanto, come anticipato, per la sua capillarità, ma anche perché gli aggiornamenti tecnologici previsti non presuppongono la realizzazione di opere ad hoc e possono essere integrate nell’esistente con relativa semplicità e tempi rapidi. Si parla in questo caso di integrazioni , ovvero di funzionalità ulteriori rispetto all’illuminazione pura e semplice , nonché di lampione intelligente , poiché in grado – appunto – di abilitare servizi a valore aggiunto fondamentali per il paradigma di Smart City. Come interpretare l'illuminazione stradale in una Smart City Come spesso accade quando il progresso è notevole, si tratta davvero di interpretare l’illuminazione stradale in modo (molto) diverso rispetto a ieri : i lampioni, oltre ad essere i nodi di una rete elettrica, sono quelli di un’infrastruttura informatica che trasporta energia e dati . Questi ultimi, se opportunamente trattati, fungono da pilastro di un’infinità di nuovi servizi nel contesto della Smart City, servizi che vanno dalla mobilità alla sicurezza . Si possono citare, a tal fine, alcuni servizi già implementati, come ad esempio l’integrazione di hotspot Wi-Fi per l’accesso alla rete Internet pubblica, oppure punti di accesso radio alle reti degli operatori telefonici (si pensi alla centralità del 5G nell’ottica dei nuovi paradigmi 4.0, dalla Smart City agli Smart Building), ma senza dimenticare un’infinità di strumenti di monitoraggio ambientale, che vanno dai sensori per la qualità dell’aria alle videocamere smart , eventualmente dotate di tecnologie di Computer Vision per intervenire rapidamente e prevenire attività illecite. Non solo: il lampione smart può abilitare (e alimentare) servizi a valore aggiunto come totem interattivi, pannelli a messaggio variabile e colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, altro trend importantissimo nell’ottica del passaggio verso modelli di mobilità sostenibile. I servizi della Smart City e l'illuminazione stradale D’altronde, nel momento in cui il lampione, il semaforo e, più in generale, l’illuminazione stradale viene considerata come abilitatore di servizi di Smart City, le fattispecie pratiche diventano immediatamente infinite , coinvolgendo tutti i servizi già esistenti e quelli che verranno: applicazioni in ambito turistico, gestione smart dei parcheggi, monitoraggio del traffico e sistemi di collegamento non sono che alcuni degli ambiti possibili e verso i quali ci si sta muovendo. Perché, in fondo, la Smart City è già qui.
- Come abbattere i costi dell'illuminazione pubblica
Parlando di costi dell’illuminazione pubblica si può partire da un parametro molto importante, ovvero quello della spesa complessiva: in Italia, la cifra è di 1,7 miliardi di euro , una spesa enorme considerando che è circa 5 volte quella della Germania (fonte: ilsole24ore ). Più che di costi dell’illuminazione pubblica, sarebbe quindi corretto parlare di sprechi: l’esempio della Germania è il risultato di forti interventi di riqualificazione avvenuti durante lo scorso decennio che, determinando una vera impennata di efficienza, hanno ridotto i costi dell’illuminazione pubblica di una percentuale prossima al 50%. Il titolo dell’articolo, quindi, è perfettamente calzante: con le giuste attività di aggiornamento, che chiaramente coinvolgono il fattore tecnologico, il costo dell’illuminazione pubblica non viene ridotto , ma può essere realmente abbattuto, determinando benefici concreti per chi attualmente ne sostiene la spesa, quindi sostanzialmente i Comuni. Costi dell’illuminazione pubblica: tecnologie per l’efficienza La riduzione della spesa per l’illuminazione pubblica è un’esigenza importante, in che modo dunque intervenire, ovviamente traendo spunto dagli esempi virtuosi? Partiamo da un presupposto: abbattere la spesa senza associarla a un investimento significa semplicemente spegnere i lampioni e i punti luce laddove ritenuti non essenziali, come in determinate aree extraurbane. È palese il fatto che, a 2020 inoltrato, si possa ormai intervenire in modo più fine associandovi qualche investimento non necessariamente impegnativo: l’ipotesi primaria, già in attività, è quella del passaggio alla tecnologia di illuminazione LED , responsabile di una vera e propria impennata di efficienza energetica. Meglio ancora sarebbe l’associazione della tecnologia LED a veri e propri sistemi di illuminazione adattiva , cioè in grado di regolare l’intensità luminosa (LED) in funzione dei dati provenienti da sensori di movimento o di luminosità (IoT) installati sul palo stesso, magari includendo possibilità di controllo remoto così da risolvere in modo rapido e poco costoso eventuali criticità. In questo modo si ottiene davvero il meglio dei due mondi : una tecnologia di illuminazione estremamente efficiente, usata solo quando serve; qui parliamo di risparmi anche superiori al 50% rispetto all’ipotesi tradizionale in cui il lampione resta perennemente acceso (con tecnologie di illuminazione obsolete) in funzione dell’orario. Trasformare l’illuminazione pubblica da costo a profitto Se è vero che il costo dell’illuminazione pubblica pesa in modo importante sui bilanci delle municipalità, è peraltro vero che queste non dovrebbero ragionare unicamente in termini di abbattimento delle spese, ma di trasformazione di un centro di costo in una fonte di profitti. In termini pratici, bisogna agire su entrambi i fattori: riqualificare gli impianti rendendoli efficienti , associarvi il controllo e il monitoraggio remoto e aggiungervi servizi a valore aggiunto che possano generare introiti. Il tutto, ovviamente, gestito a livello progettuale considerando l’investimento necessario per l’adeguamento e il ROI. Si finisce dunque per parlare di VAS (Value Added Services) , ovvero di tutti quei servizi che possono essere “alimentati” dall’energia della rete di illuminazione pubblica , ospitati in prossimità dei pali e che possono rappresentare un’importante fonte di introito: pensiamo ai punti di accesso radio per la neonata rete 5G, ma anche a totem interattivi per i turisti, colonnine di ricarica per mezzi elettrici , ecc. Il tutto, ovviamente, con la possibilità di monitorare in modo efficace (da remoto) e contabilizzare i consumi. Se per fare questo non c’è bisogno di forti investimenti a livello di adeguamento dell’impianto, si tratta non solo di un’ipotesi vincente, ma di una di quelle situazioni in cui ci sono benefici per tutti: per i Comuni, per le aziende, che possono “avvicinare” i propri servizi ai consumatori finali usando un’infrastruttura già esistente, e per cittadini, che possono usufruire di più servizi, gestiti meglio e anche di un’illuminazione maggiormente personalizzata in funzione delle proprie esigenze.
- 5 benefici dei lampioni intelligenti
Definire la rete di lampioni intelligenti come sistema nervoso della Smart City non è per nulla un’esagerazione : una rete da circa 350 milioni di lampioni che raggiungono tutte le aree delle città rappresenta l’infrastruttura perfetta sulla quale abilitare servizi a valore aggiunto che siano interessanti per l’amministrazione, per le aziende e i cittadini. Il dibattito sull’illuminazione pubblica come elemento fondante di Smart City viene portato avanti lungo due direttrici: la prima intende ottimizzare la rete esistente sotto il profilo dei consumi e delle possibilità operative, estendendo ovunque la tecnologia LED e i sistemi di regolazione automatica dell’intensità luminosa in funzione del contesto e non solo dell’orario; la seconda, molto più interessante in quanto abilitante di Smart City, consiste nell’impiegare la rete dilampioni intelligenti per sviluppare e alimentare servizi a valore aggiunto che vanno dalle colonnine di ricarica delle auto elettriche a hotspot per la rete Wi-Fi pubblica o 4G/5G. Lampioni intelligenti e servizi a valore aggiunto Il concetto in assoluto più interessante considera la rete di illuminazione pubblica una vera e propria piattaforma IoT capace di abilitare un’infinità di servizi per i cittadini nonché opportunità di business per le aziende. Un esempio? Sistemi di traffic management basati su sensori e videocamere installate sui lampioni intelligenti, semafori smart che ottimizzano autonomamente la gestione del traffico in funzione delle condizioni reali, monitoraggio della qualità dell’aria e dell’inquinamento acustico e via dicendo. Di seguito, alcuni VAS (Value-Added Services) che potrebbero essere implementati con successo. 1. Lampioni intelligenti e videosorveglianza Tra le prime ipotesi c’è sicuramente l’installazione di sistemi di sorveglianza pubblica o privata, cui associare – in un perfetto modello data-driven – algoritmi di Intelligenza Artificiale e Computer Vision capaci di riconoscere i volti, prevedere situazioni meritevoli di attenzione ma anche, per esempio, gestire il traffico in maniera efficiente, suggerire modifiche alla viabilità e chiamare in automatico i soccorsi. Nel paradigma di Smart City , il concetto di monitoraggio diventa infatti molto più ampio e avvolgente rispetto a quello attuale. 2. I lampioni intelligenti come totem Alla rete di illuminazione pubblica possono essere collegati totem interattivi dedicati ai cittadini e tramite i quali comunicare notizie di attualità, fornire informazioni turistiche, pubblicità, ma anche erogare servizi interattivi quali l’acquisto di biglietti dei mezzi pubblici, degli spettacoli e delle attrazioni presenti in zona. Dallo stesso totem, o da colonnine apposite, è anche possibile chiedere aiuto in situazioni di pericolo. 3. Ricaricarsi ai lampioni intelligenti Tra auto e biciclette elettriche, l’esigenza di avere una rete capillare di punti di ricarica si fa sempre più pressante. Considerando le previsioni di crescita del mercato, lo sarà sempre di più: al momento si stima che in Italia ci siano circa 8.300 colonnine di ricarica . 4. Hotspot Wi-Fi / 5G La capillarità della rete di lampioni intelligenti la rende l’infrastruttura ideale per ospitare hotspot di accesso radio alle reti Wi-Fi - pubbliche e private - e a quella cellulare. A tal proposito, l’implementazione su larga scala della rete 5G è un argomento di stretta attualità: le telco potrebbero trovare proprio nell’illuminazione pubblica la piattaforma migliore per estendere la portata della rete di nuova generazione. 5. Smart Parking e lampioni intelligenti Smart City e Smart Mobility convergono verso lo Smart Parking. Si tratta di una modalità innovativa di offerta e ricerca di parcheggio che, grazie all’impiego coordinato di un arsenale tecnologico fatto di sensori, telecamere e algoritmi, è finalizzata a ridurre il tempo perso a cercare un posto libero nonché le emissioni dei veicoli. Anche in questo caso, la rete di lampioni intelligenti permette di abilitare tali servizi ospitando sensori e telecamere, senza bisogno di costruire nuove infrastrutture dedicate.
- Progettazione illuminazione urbana: più economica se smart
Quando si parla di progettazione dell’illuminazione urbana, stella polare è la riduzione degli sprechi. Ed è proprio l’efficienza che spinge per l’affermazione di soluzioni smart, anche se, come vedremo, l’illuminazione stradale intelligente può offrire molto di più. Lo smart lighting, ovvero l’applicazione della logica dell’IoT - l’Internet of Things - a sistemi di illuminazione equipaggiati con lampade a LED e sensori, consente efficienza e sviluppo di VAS, Value Added Services a beneficio dell’amministrazione e dei cittadini. Progettazione illuminazione urbana: cominciamo dai LED Sono molteplici le variabili che incidono sulla progettazione dell’illuminazione urbana. Sicuramente la necessità di un’ottima visibilità senza fenomeni di abbagliamento e il senso di sicurezza percepito dalla cittadinanza. Ma anche l’esigenza di non alterare un panorama urbano e storico di pregio e, ove necessario, esaltarlo. Il progettista può scegliere all’interno di un ventaglio di opzioni smart per rispondere a esigenze diverse. Partiamo dall’efficientamento. Oggi, la progettazione dell’illuminazione urbana non può prescindere dall’utilizzo di lampade a LED. Una sorgente luminosa che, essendo in grado di interfacciarsi con controller elettronici, consente la regolazione dinamica della luce e la possibilità di indirizzare con maggior precisione i fasci di luce verso le aree da illuminare. In questo modo le lampade a LED abbattono i consumi fino al 60% e i costi di manutenzione di un quarto, grazie ai sensori che ne monitorano il corretto funzionamento. Illuminazione Venezia: un retrofit smart Se inserito in un più generale progetto di rivisitazione dei punti luce, il relamping può essere il primo passo verso lo sviluppo di molteplici servizi smart. Tuttavia, la progettazione dell’illuminazione urbana è anche fondamentale per l’identità di una città, quindi deve tenere in considerazione le esigenze storico-paesaggistiche. Non sempre è possibile sostituire l’armatura stradale o inserire nuovi punti luce come i bollard. In questi casi, un intervento di retrofit permette di sfruttare l’esistente, coniugando efficienza e design. Prendiamo l’esempio di Venezia. Quando l’amministrazione comunale ha deciso la sostituzione degli obsoleti corpi illuminanti del centro storico con i LED, ha dovuto fare i conti con la necessità di preservare l’aspetto unico della città lagunare. La soluzione adottata è stata un intervento innestato in gran parte sulle tradizionali lanterne. Anche il settaggio della temperatura colore ha contribuito a mantenere inalterata la magia dell’atmosfera notturna veneziana. Risultato: un risparmio energetico di oltre l’80%, pari a 750 kw. Illuminazione urbana smart: efficienza e servizi intelligenti Tuttavia, come abbiamo anticipato, la progettazione dell’illuminazione urbana non può limitarsi a ricercare l’efficienza ma, ove possibile, deve puntare a soluzioni avanzate. La rete elettrica può alimentare una serie di sistemi con i quali possiamo equipaggiare i pali della luce: per la videosorveglianza, per la connettività diffusa o ad esempio per la ricarica di veicoli elettrici. Il progettista può quindi immaginare la rete dell’ illuminazione pubblica come una infrastruttura cruciale all’interno di un ecosistema di servizi per la smart city. Rimanendo in Italia, un esempio che colloca la progettazione dell’illuminazione urbana all’interno di una più ampia visione strategica ci arriva dalla Lombardia. Il progetto di smart lighting per Milano, Brescia e Bergamo La multiutility A2A ha sostituito tutti i corpi illuminanti nelle città di Milano, Brescia e Bergamo. Al di là dei benefici in termini di risparmio e controllo dell’illuminazione , questo progetto ha consentito di implementare alcuni servizi intelligenti basati su protocollo LoRaWan. Si tratta di una tipologia di connessione dati protetti via radio che riesce a comunicare su ampie distanze (fino ad un massimo di 15 km). Oltre al wi-fi pubblico, tra i servizi attivabili ci sono quelli per parcheggi e mobilità e quelli di monitoraggio della qualità dell’aria o dei livelli di rumore. Infine, soluzioni per la sicurezza con telecamere a circuito chiuso e modalità di attivazione di interventi delle forze dell’ordine tramite “push-to talk”.
- Quattro servizi smart per i comuni del futuro
Lo sviluppo di servizi smart per le città del futuro non si arresta, nonostante le previsioni d’investimento pubblicate a inizio anno debbano essere in qualche modo riviste in funzione dei noti eventi degli ultimi mesi: per esempio, a fine febbraio IDC pubblicò una ricerca secondo cui quest’anno l’investimento globale in tecnologie e servizi smart per le cities avrebbe raggiunto i 124 miliardi di dollari, con un solido incremento del 18,9% rispetto al 2019. Nonostante la doverosa premessa, ciò rappresenta senza dubbio una linea di tendenza importante: i Comuni, soprattutto quelli più grandi e con budget importanti, credono molto nell’utilizzo delle tecnologie avanzate e iniziano a considerare i servizi smart non solo come importanti strumenti per la governance della città, per la sicurezza e per garantire le migliori condizioni di vita ai cittadini, ma anche come strumenti tramite i quali ottenere un ritorno economico non indifferente, sia in termini di risparmio (sulle risorse, sui mezzi, sul personale) che di nuove forme di introito con i cosiddetti VAS, cioè i servizi a valore aggiunto che possono essere abilitati – per esempio – dalla rete di illuminazione pubblica e sfruttati dalle aziende per sviluppare i propri modelli di business. Servizi smart presenti e futuri, da smart grid agli officer wearable La ricerca già citata ci fornisce alcune informazioni interessanti sulle città più smart del mondo (in termini di investimento), ovvero Singapore, Tokyo, New York e Londra, ma anche – e qui veniamo all’argomento principale dell’articolo – sulle principali fattispecie di servizi smart che attirano interesse, sia in ottica presente che di futuro prossimo. Oggi, gli investimenti principali sono concentrati principalmente sul tema delle smart grid , sulla videosorveglianza smart e sulla gestione del traffico all’interno dei Comuni di grande estensione, ma si intravedono già interessanti opportunità future, tra cui lo sviluppo della connettività V2X (Vehicle-to-Everything) e la distribuzione capillare di officer wearable . Sintetizzando alcune fonti, riportiamo di seguito ipotesi e scenari di cui, in una prospettiva temporale da 3-5 anni, sentiremo parlare spesso. Servizi smart per la guida autonoma e on-demand Lo sviluppo delle auto a guida (completamente) autonoma non è affidato unicamente all’industria automotive. È assolutamente certo che la guida senza conducente non si possa realizzare con le sole tecnologie a bordo dell’auto: è fondamentale che questa scambi dati – con una latenza prossima allo zero – con gli altri mezzi e con le infrastrutture stradali. Per questo motivo si parla di connettività Vehicle-to-Everthing (V2X) , per la quale si punta moltissimo sui benefici e sulle caratteristiche peculiari del 5G. Per quanto l’ipotesi di spostarsi senza conducente da un capo all’altro della penisola sia ancora simil-fanstascienza, confinare il fenomeno all’interno dei Comuni e abilitare servizi come i taxi a guida autonoma appare – sempre in un timeframe da 3-5 anni – più verosimile. I Comuni maggiormente all’avanguardia ci stanno pensando ma, ripetiamo, c’è tutto un discorso di infrastruttura da aggiornare: la tecnologia, in ogni caso, non manca. Risk assessment via droni e officer wearable Nel garantire la sicurezza pubblica, il Comune deve minimizzare i rischi corsi dalle forze dell’ordine. Per questo diventa sempre più interessante e concreta l’ipotesi di usare tecnologie UAV (Unmanned Aerial Vehicle), cioè i droni, per la valutazione dei rischi prima di inviare persone sul luogo di incidenti (si pensi a un incendio) o crimini; certamente, non c’è bisogno di pensare al futuro per concretizzare tale ipotesi, ma è legittimo pensare che i droni verranno usati con sempre maggiore frequenza, anche in virtù dell’aumento della loro affidabilità, autonomia e qualità di acquisizione di immagini e audio. Connessa alla precedente, quanto meno per la finalità, è un’altra tendenza che si sta facendo strada negli ultimi anni, ovvero dotare le forze dell’ordine di diversi dispositivi wearable pensati per incrementare la loro sicurezza, l’efficacia e anche per abilitare il monitoraggio remoto. Si pensi, ad esempio, a uno smart watch che trasmette i dati dei battiti cardiaci alla centrale: in questo modo – verificando un’insolita impennata unita a uno spostamento rapido via GPS, essa può ipotizzare un inseguimento e mandare immediatamente rinforzi, senza attendere una comunicazione vocale o una notifica. Servizi smart in ambito illuminazione e traffico Anche qui, non c’è bisogno di ipotizzare tecnologie future, ma senza dubbio due direttrici importanti degli investimenti in servizi smart saranno l’illuminazione e la gestione del traffico. In particolare, rendere smart l’illuminazione , ovvero usare tecnologie come i LED e sensori che ne regolano l’intensità in funzione dell’ambiente circostante, è una vittoria sotto ogni punto di vista: per il comune, che può ridurre in modo considerevole i costi e usare la rete per abilitare servizi VAS (Value Added Services), ma anche per il cittadino, che non rischia di trovarsi da solo al buio in mezzo a un parco pubblico. Molto interessante è anche lo scenario di gestione del traffico in funzione di sensori e di algoritmi di AI, che potrebbe effettivamente decollare nel prossimo futuro: in questo modo, il traffico verrebbe gestito non in funzione di regole predefinite (sulla base del giorno, del luogo e dell’orario), ma delle condizioni concrete e di una serie di parametri che il sistema potrebbe prendere in considerazione anche in forma predittiva, come per esempio un evento sportivo che si sta per concludere nelle immediate vicinanze o un ambulanza in arrivo in codice rosso (cosa peraltro già vista anche in Italia, precisamente a Verona). Raccolta rifiuti just in time (e non solo) Le tecnologie intelligenti per la raccolta dei rifiuti sono disponibili. Al massimo, non molto diffuse, per cui in futuro ci si aspetta una distribuzione e un impiego più capillare. Ma soprattutto ci si aspetta un’estensione degli use case più comuni: oggi, l’ipotesi concettualmente più semplice è quella del cassonetto smart che comunica il suo livello di riempimento e il volume dei materiali, di modo tale da permettere l’ottimizzazione della raccolta da parte dei mezzi comunali. In realtà, però, il tema del smart waste è decisamente più ampio e coinvolge soluzioni ‘2.0’ come la gestione della logistica con camion intelligenti, lo smistamento robotizzato e le piattaforme cloud per l’analisi dei dati.
- Emergenza sanitaria e Smart City: 4 applicazioni post Covid-19
Emergenza sanitaria e Smart City esprimono due concetti molto diversi. Eppure, a ben vedere è possibile creare tra di loro una connessione, ovvero far sì che le manifestazioni tangibili della Smart City possano aiutare il mondo ad affrontare la nuova normalità, con cui speriamo di avere a che fare per un periodo limitato ma che, a conti fatti, non sappiamo quanto durerà. Emergenza sanitaria e Smart City possono quindi stare nella stessa frase, ma in che modo? Cioè, come sfruttare il patrimonio tecnologico alla base di una Smart City, ovvero device, reti, dati e piattaforme di elaborazione, per affrontare nel migliore dei modi i mesi futuri? Le ipotesi, gli use case allo studio sono diversi e, come in qualsiasi argomento di stretta attualità, crescono e cambiano di giorno in giorno. Al tempo stesso, però, resta fermo l’elemento cardine attorno al quale ruota tutto: il dato. Per affrontare al meglio il new normal è necessario che le città siano in grado di raccogliere, ma soprattutto di trasmettere ed elaborare enormi volumi di dati in tempo reale, mettendo i risultati a disposizione dei Comuni e, soprattutto dei cittadini. Le città devono permettere alle persone di spostarsi con efficienza, di lavorare serenamente, di curarsi e, ovviamente, di godere del proprio tempo libero nonostante qualche inevitabile difficoltà in più. Di seguito, vediamo alcune ipotesi molto concrete. Emergenza sanitaria e Smart City: sensori e Computer Vision per il distanziamento sociale Nell’intento di evitare una seconda ondata di epidemia, non si parla d’altro che di distanziamento sociale. Essendo questo ben poco naturale e difficile da gestire, si può (e si deve) ricorrere alla tecnologia, soprattutto per evitare assembramenti nei luoghi maggiormente a rischio. Con questa affermazione, però, si intendono due cose distinte: il controllo del territorio, fondamentale per evitare assembramenti volontari, e l’ottimizzazione del traffico e dei flussi per prevenire la loro formazione naturale. Per questo, le municipalità possono affidarsi a una rete di sensori e dispositivi in grado di monitorare strade e piazze al fine di prevenire illeciti e garantire sicurezza, ma anche – per esempio – per ottimizzare il traffico. A livello pratico, sarebbe senz’altro possibile installare videocamere sui lampioni e sfruttare tecniche di Computer Vision per rilevare assembramenti capaci di alzare a dismisura il livello di rischio: oltre un certo limite, il sistema potrebbe allertare immediatamente l’unità delle forze dell’ordine più vicina in linea d’aria. La medesima tecnologia potrebbe aiutare a rilevare chi non sta indossando mascherine in circostanze in cui ciò sia obbligatorio: ovviamente andranno poi fatte tutte le considerazioni del caso sul tema della privacy. Emergenza sanitaria e Smart City: infrastrutture di mobilità più efficienti Questione di estrema importanza da affrontare nel post-Covid è l’ottimizzazione della mobilità urbana, considerando che i tradizionali mezzi di trasporto pubblico possono ospitare un minor numero di passeggeri rispetto al passato. Al di là della scontata ottimizzazione dei percorsi, che resta fondamentale per servire il maggior numero di cittadini ed evitare assembramenti, è consigliabile un potenziamento di tutte le forme di mobilità innovativa , come il car o il bike sharing e i monopattini elettrici: a tal fine, l’ideale sarebbe che tutte le città potessero usufruire e mettere a disposizione dei cittadini un ecosistema di mobilità realmente integrato. Estendere la banda ultralarga e la connettività 5G Il periodo del lockdown ce l’ha insegnato: ormai senza Internet – in casa o fuori – non si vive, e se le prestazioni non sono all’altezza, non c’è modo di lavorare. Per fronteggiare l’avanzata dello smart working , che proseguirà anche in assenza di virus, la banda ultralarga nei Comuni non è più differibile. A tal fine, un’ipotesi da non trascurare è puntare fortemente sul 5G: per abilitarlo, visti i limiti di portata delle small cell, un’idea eccellente consiste nello sfruttare la rete di illuminazione pubblica, cioè i tradizionali lampioni, per installare e alimentare le celle. Potenziamento della telemedicina La sanità digitale deve diventare un asset portante della Smart City, uscendo dai confini della semplice (per modo di dire) digitalizzazione di alcuni servizi sanitari. Erogare un buon livello di servizio ai cittadini garantendo sicurezza al personale medico è possibile unicamente mediante lo sfruttamento pervasivo della telemedicina, delle diagnosi da remoto ed eventualmente, facendo perno su tecnologie avanzate e su connettività a bassissima latenza (come il 5G), degli interventi chirurgici a distanza.
- Quanto vale l'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica?
Per valutare la convenienza economica di un progetto per l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica, si deve calcolare con precisione il tempo di ritorno dell’investimento (payback time). Dopo quanti anni si sarà ripagata la spesa iniziale sostenuta per l’intervento di riqualificazione energetica? In media il payback time è di 3-4 anni grazie al notevole risparmio in bolletta assicurato dalle lampade led rispetto alle lampade tradizionali, come quelle a ioduri metallici o a vapore di sodio; ma il risparmio in bolletta non è l’unica voce da considerare quando si calcola il tempo di ritorno dell’investimento. Come investire nell’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica Vediamo allora quali elementi entrano in gioco in un investimento di efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica. Innanzi tutto, bisogna definire con molta chiarezza la “baseline” energetica-monetaria, cioè la situazione di partenza : quanto si spende in un anno per alimentare un certo numero di punti luce e per i servizi di manutenzione. Poi bisogna confrontare la baseline con il traguardo di efficientamento energetico per l’illuminazione pubblica: quanto si spenderà in un anno per alimentare i nuovi punti luce installati, che potrebbero essere aumentati o diminuiti rispetto alla situazione di partenza. A volte, infatti, sostituire tutti i punti luce esistenti con lo stesso numero di led non è la soluzione ideale. I calcoli dell'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica Di norma, si considerano 4.200 ore/anno di funzionamento per ogni lampada e si moltiplica il consumo in kWh per il costo medio dell’energia; oltre al risparmio conseguibile con la riduzione dei consumi energetici (la tecnologia led permette di ridurre i consumi mediamente del 50% con punte molto più elevate in certi casi), occorre anche valutare quanto caleranno i costi per l’esercizio e la manutenzione dei nuovi impianti. E questi vantaggi andranno poi comparati con il costo complessivo per sostituire le vecchie lampade e-o installare nuovi punti luce. Ridurre il payback time dell'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica I fattori che influiscono su un progetto di efficientamento energetico per l’illuminazione pubblica non sono ancora finiti. Un contributo per abbassare il tempo di ritorno dell’investimento, infatti, può arrivare dai certificati bianchi o Titoli di efficienza energetica (TEE), riconosciuti dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per attestare che grazie a un determinato progetto di efficienza si è raggiunto un certo risparmio finale di energia. Così un titolo equivale al risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (Tep) e ogni Tep corrisponde a 5.347 kWh elettrici . Ricordiamo poi che questi certificati sono corrisposti dal GSE per cinque anni ai progetti di relamping che riguardano sostituzioni e rifacimenti di vecchi impianti e per sette anni ai progetti interamente nuovi. Intanto i prezzi dei titoli tra gennaio e febbraio 2020, come emerge dai risultati delle ultime aste svolte dal GME (Gestore dei Mercati Energetici), hanno superato 260 euro dopo che si erano stabilizzati su quella soglia nelle sessioni di vendita del 2019. In tantissimi casi, poiché le iniziative di relamping richiedono un investimento iniziale piuttosto elevato, i comuni affidano i progetti alle società specializzate nei servizi energetici (Energy Service Company, ESCo), che si assumono l’impegno di finanziare e realizzare i lavori, compresa la richiesta dei certificati bianchi al GSE, attraverso le gare per l’assegnazione di contratti di prestazione energetica con garanzia di risultato e finanziamento tramite terzi (project financing). Oltre l'efficientamento energetico dell'illuminazione pubblica Infine è bene chiarire che l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica non serve soltanto a risparmiare energia elettrica e ridurre le bollette, ma anche a realizzare nuove infrastrutture “intelligenti” nell’ambito di una smart city, una città sempre più evoluta grazie alle tecnologie digitali. L’obiettivo quindi è migliorare la qualità dell’illuminazione pubblica e offrire più servizi ai cittadini: ad esempio, si possono implementare sistemi per l’illuminazione adattiva con sensori e-o telecamere che consentono di auto-regolare i flussi luminosi in tempo reale in funzione di vari fattori, come il traffico stradale e le condizioni meteorologiche. Si stanno anche diffondendo applicazioni di “motion light” , tramite sensori che attivano le luci nelle aree pedonali solamente quando c’è un passaggio di pedoni o ciclisti; e sui lampioni led intelligenti si possono installare dispositivi e servizi aggiuntivi come sistemi di videosorveglianza, punti di ricarica per veicoli elettrici, apparecchi per il monitoraggio dell’aria.
- Città intelligente: i servizi abilitati dall’Alosys Switch
Il paradigma della città intelligente, più comunemente nota come Smart City, si fonda su una serie di fattori abilitanti, uno dei quali è proprio l’abilitazione e la contabilizzazione della corrente assorbita dai dispositivi VAS . Per comprenderne il valore occorre una breve premessa: la città intelligente viene di solito associata a una serie di utili use case che riguardano, per esempio, la gestione smart dell’illuminazione pubblica , l’utilizzo intelligente delle aree di sosta, la gestione della viabilità e del traffico urbano. Ognuna di queste fattispecie fa perno su una serie di tecnologie e dispositivi abilitanti che possono presentarsi sotto forma di videocamere, sensori IoT, led per strisce pedonali illuminate, punti di accesso radio, beacon e via dicendo: tutti questi dispositivi, il cui fine fornire servizi alla cittadinanza prevedono l’acquisizione di dati e l’elaborazione di essi da piattaforme intelligenti, vanno distribuiti all’interno del contesto urbano e alimentati. È in questa fase che emerge la centralità del sistema di illuminazione pubblica : non solo per la sua capillarità – cosa che peraltro sarebbe sufficiente – ma anche perché è perfetta proprio per ospitare e alimentare i dispositivi smart di cui sopra. Non solo: in ottica di città intelligente, la rete di illuminazione pubblica è ideale anche per alimentare servizi a valore aggiunto che possono trovare terreno fertile proprio nel paradigma della Smart City ; si pensi, per esempio, a colonnine di ricarica per mezzi elettrici, ai chioschi di prelevamento acqua presenti ormai in molti comuni, a totem interattivi che erogano servizi turistici e molto altro. Tutti questi dispositivi e servizi vanno alimentati sfruttando la stessa rete elettrica che fornisce energia ai lampioni. Per questo c’è Alosys Switch. Città intelligente: Tecnologie, Comunicazioni ed Energia Ogni progetto ha un suo budget, il cui utilizzo va ovviamente ottimizzato in funzione degli obiettivi da ottenere. Per esempio, alimentare una colonnina di ricarica per bici, scooter e monopattini elettrici sfruttando la rete che fornisce energia al lampione non è uno scherzo, poiché in condizioni normali ciò presuppone di portare al palo un’altra linea che sia attiva 24/7 a differenza di quella del lampione stesso, che funziona solo di sera/notte. Questo comporta l’esecuzione di costosi lavori infrastrutturali, che in alcuni casi possono essere limitati usando pannelli solari o accumulatori: in ognuno di questi casi, però, i costi restano importanti. Nell’ambito della città intelligente, il sistema di Intelligent Switching targato Alosys è un fattore abilitante perché predispone il lampione a ospitare dispositivi a valore aggiunto, oltre a poterli alimentare e contabilizzarne i consumi trasmettendoli in tempo reale a un centro di controllo. Più nel dettaglio, il sistema fa capo a un piccolo dispositivo certificato IP67 da integrare alla base del lampione (Alosys Switch) e una Smart Box all’interno del pozzetto in prossimità del palo stesso: la Smart Box permette l’alimentazione e la misurazione in modalità certificata dell’energia assorbita dai sistemi a valore aggiunto. Per quanto concerne la trasmissione dai dati, la Smart Box può sfruttare la rete GPRS ma anche il protocollo LoRaWan, acronimo di Long Range Wide Area Network e rete di trasmissione wireless dedicata alla comunicazione tra dispositivi elettronici. Tra le sue caratteristiche di punta, LoRaWan offre una trasmissione dati protetta da crittografia AES-128, consumi molto contenuti, semplicità di integrazione e configurazione, caratteristiche che la stanno rendendo un punto fermo nell’universo dell’ Internet of Things . In questo modo, integrando cioè una serie di gateway LoRa all’interno della rete, è possibile provvedere alla corretta attribuzione dei costi dell’energia consumata. Tale operazione, in carico al Comune, permette di trasformare la rete di illuminazione pubblica da centro di costo a strumento per la generazione di profitti. I vantaggi sono quindi enormi sia per l’erogatore di servizi, che in questo modo può ‘rivolgersi’ a una platea estremamente ampia, che per la municipalità, che di fatto ha la proprietà del palo e ne sostiene i costi. In un periodo in cui le sperimentazioni di ‘città intelligente’ iniziano a essere numerose ma non vi è ancora piena e assoluta pervasività, è fondamentale ridurre al minimo di costi di adeguamento dell’impianto così da agevolare il ROI . Alosys Switch permette di completare tale attività in un tempo quantificabile in ore o giorni, contro i tempi decisamente più lunghi – tra autorizzazioni ed esecuzione – dei lavori infrastrutturali, il tutto per una frazione del costo. Città intelligente: i VAS più smart del momento Il tema dei servizi a valore aggiunto abilitati con il contributo che Alosys Switch può apportare è in continuo divenire . Tutte le volte che si parla di un paradigma smart, le fattispecie ipotizzate e implementate oggi sono certamente una frazione di quelle che vedranno la luce domani. Di fatto, qualsiasi servizio utile al cittadino, alla comunità ma anche alle imprese può essere alimentato tramite la rete di illuminazione pubblica. Le ipotesi più comuni, alcune delle quali già citate, sono i sistemi di videosorveglianza, i sensori per il controllo del traffico e della viabilità, strisce pedonali illuminante, le stazioni meteo, gli impianti di ricarica per veicoli elettrici e dispositivi personali. Ma c’è anche tutto un discorso di attualità: la situazione che stiamo vivendo sta infatti accelerando l’implementazione di modalità di lavoro smart, che oggi sono gestite prevalentemente da casa, ma un domani potranno essere svolte ovunque, anche all’aria aperta: usare la rete di illuminazione per sistemi di comunicazione Wireless può essere un passo avanti importante in tal senso, così come lo sviluppo di soluzioni ah hoc come radio termometri di nuova generazione in grado di rilevare temperature anche in ambienti esterni o rilevatori e monitoraggio di assembramenti, punti di rilevazione temperatura corporea diffusi, tutto nel rispetto delle politiche di privacy vigenti.
- Illuminazione pubblica: le ultime frontiere nella Smart Grid
Qual è il rapporto tra l’illuminazione pubblica e un tema così ampio e avvolgente come quello della Smart Grid ? Per comprenderlo si può partire dalla definizione secondo cui Smart Grid sarebbe, di fatto, una rete di distribuzione elettrica di nuova concezione unita a una rete di informazione. I flussi bidirezionali di dati ed energia sono i veri e propri pilastri della Smart Grid e permettono la gestione intelligente della distribuzione energetica, la minimizzazione degli sprechi, la riduzione dei costi, la sostenibilità ambientale e l’assicurazione di un livello di servizio molto elevato. Gli elementi di una Smart Grid sono diversi e accomunati non solo dalla componente energetica, ma anche dalla connettività : si va dagli impianti produttivi alle linee di distribuzione elettrica, ma senza dimenticare gli smart meter , gli accumulatori domestici, gli impianti fotovoltaici e, appunto, quelli di illuminazione pubblica, che tra l’altro risentono un po’ ovunque di una forte esigenza di rinnovamento. È precisamente a questo punto che il tema della Smart Grid confluisce in quello della Smart City, che comprende tutti i sistemi, le piattaforme, le reti e i device che rendono la città connessa, data-driven , estremamente efficiente e sostenibile. Illuminazione pubblica e smart grid: perché ottimizzare La rete di illuminazione pubblica, che in diverse aree è un’infrastruttura con decine di anni sulle spalle, deve essere aggiornata e ottimizzata per rientrare di diritto in un paradigma smart. I dati parlano chiaro: nelle aree poco trafficate, il 90% dell’elettricità che viene consumata nelle ore notturne dai sistemi di illuminazione tradizionale è sostanzialmente sprecata . Il primo passo è dunque quello di progredire lungo la strada dello smart lighting , passando di sicuro verso la tecnologia LED, ma soprattutto attraverso sistemi IoT e piattaforme di monitoraggio e gestione remota che permettano, appunto, di ridurre gli sprechi e incrementare l’efficienza energetica garantendo al tempo stesso un servizio di valore a tutte le persone. L'evoluzione del settore dell'iluminazione pubblica Sotto questo profilo, sono davvero infinite le fattispecie pratiche: da una semplice modulazione dell’intensità luminosa – e quindi dei consumi – in funzione di quella ambientale a sistemi avanzati di telecontrollo. Con riferimento al settore dell'illuminazione pubblica, tutto ciò che va nella direzione dell’efficienza mediante utilizzo di tecnologia connessa rientra di diritto nei paradigmi smart . Illuminazione pubblica, smart grid e servizi Un aspetto molto interessante che riguarda il rapporto tra illuminazione pubblica e Smart Grid è quello dei servizi a valore aggiunto . Come anticipato, alla base del concetto stesso di Smart Grid c’è la bidirezionalità della distribuzione energetica e dei flussi di dati: in un contesto del genere, l’impianto di illuminazione pubblica può fornire energia ad altri dispositivi, come una bicicletta, un’auto elettrica o – più banalmente – a un laptop , monitorando in tempo reale il consumo e fatturandolo all’utilizzatore finale. Non solo: l’impianto potrebbe (per esempio) generare a sua volta elettricità attraverso pannelli fotovoltaici e immetterla nella rete, ma anche scambiare dati con centraline meteo, pannelli a messaggio variabile e con qualsiasi altro dispositivo connesso che faccia parte della medesima rete; in un vero ed evoluto paradigma di Smart City, l’espressione dispositivo connesso è peraltro estremamente ampia, poiché abbraccia una Control Room delle forze dell’ordine così come un qualsiasi smart display domestico che il privato cittadino usa ogni giorno per ricevere informazioni meteo tratte direttamente dalle rilevazioni dei sensori presenti sui lampioni. Le frontiere dell'illuminazione pubblica con la smart grid L’impiego delle tecnologie attuali, intese come hardware, software e connettività, permette tutto ciò e molto altro: per esempio, le elevate prestazioni delle attuali reti di comunicazione (si pensi ad esempio al 5G) e la potenza di elaborazione del cloud consentono di applicare a questi paradigmi tecnologie avanzate di intelligenza artificiale, raggiungendo quell’approccio predittivo che, in ambito di illuminazione pubblica, può significare – per esempio – una manutenzione estremamente puntuale e interventi da remoto prima che i guasti si verifichino.
- Come abbassare tempo e costi di un progetto di Smart City
Ridurre tempi e costi di un progetto di smart city è un punto fondamentale (non l’unico, ma sicuramente uno dei più importanti) per convincere i comuni a investire nelle nuove tecnologie digitali che possono far diventare più “intelligente” una città. Progetti di Smart City in Italia Dalle ultime ricerche dell’ Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, emerge uno scenario a luci e ombre, perché solo il 36% dei comuni italiani con popolazione superiore ai 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto di smart city negli ultimi tre anni (il dato si riferisce al triennio 2016-2018), segnando così un calo di diversi punti percentuali rispetto alla fine del 2017, quando quasi metà dei comuni (48%) aveva avviato almeno un progetto di questo tipo nei tre anni precedenti. E poi, evidenzia il Politecnico di Milano, la maggior parte delle iniziative si trova in fase-pilota, confermando le difficoltà di molti comuni a trasformare i progetti sperimentali in soluzioni permanenti, estese su tutto il territorio urbano e capaci di assicurare un valore aggiunto percepito dai cittadini. Tra le principali barriere che ostacolano lo sviluppo di un progetto di smart city, l’Osservatorio Internet of Things cita la mancanza di competenze interne, oltre alla scarsa disponibilità di risorse economiche da destinare all’innovazione tecnologica dei servizi municipali. La rete IoT è un elemento-chiave per un progetto di smart city Un elemento-chiave che permette di abbassare tempo e costi di un progetto di smart city, è la disponibilità sul territorio comunale di una rete di comunicazione IoT, Internet of Things , cioè una rete (come il 5G) su cui far “dialogare” tra loro gli oggetti connessi al “web delle cose”. Cosa fa l'IoT in un progetto di smart city Gli oggetti connessi alla rete IoT possono essere di diverso tipo: lampioni, contenitori dei rifiuti, colonnine di ricarica dei veicoli elettrici, semafori, pensiline dei trasporti pubblici, autobus e linee metropolitane, interi edifici. Tutto si basa sull’utilizzo di sensori e connessioni wireless per creare un ecosistema urbano digitalizzato, dove dati e informazioni viaggiano continuamente e in tempo reale tra i nodi (rappresentati dai singoli “oggetti”) della rete stessa. Così diventa possibile controllare a distanza il funzionamento di determinati servizi e trasmettere istruzioni e comandi ai dispositivi IoT, anche in modo automatizzato secondo parametri definiti in precedenza. Un paio di esempi: ottimizzare i percorsi dei bus in base alle condizioni del traffico, gestire la raccolta dei rifiuti in base al riempimento effettivo dei contenitori. Come rendere più semplice ed economico un progetto di smart city Le reti IoT sono il cuore dei servizi digitali ma ci sono altri aspetti decisivi per rendere più semplice ed economico un progetto di smart city. Ecco i principali: Tecnologie più semplici da installare Scegliere tecnologie e soluzioni facili da installare sulle infrastrutture esistenti senza la necessità di eseguire costose e complesse modifiche agli impianti. Offrire più servizi contemporaneamente Individuare una serie di servizi a valore aggiunto che possono essere implementati sulla nuova rete smart: ciò consentirà di gestire più servizi contemporaneamente con la medesima infrastruttura digitale. Usare i dati del progetto di smart city Utilizzare e rielaborare i dati raccolti dai sistemi IoT per monitorare i servizi urbani esistenti, migliorare la loro organizzazione e proporne di nuovi. Sviluppare una gestione integrata Condividere i dati con gli altri soggetti pubblici/privati coinvolti nel progetto di smart city per sviluppare una gestione integrata di molteplici servizi, tramite un unico centro di raccolta-elaborazione dati (database multi-progetto), collaborando con tutti gli attori interessati: aziende municipalizzate, altri comuni, forze dell’ordine, università, utility, società fornitrici di servizi. Il progetto di smart city e la burocrazia Ridurre la complessità burocratica dei programmi di smart city, come le procedure per ottenere autorizzazioni e permessi. Adottare applicazioni modulari Scegliere tecnologie e applicazioni modulari e flessibili, in modo da poter facilmente ampliare il progetto di smart city su un’area urbana più vasta dopo le fasi-pilota iniziali. Le giuste tecnologie per un progetto di smart city Infine, per abbassare tempo e costi di un progetto di smart city, è molto importante installare tecnologie con bassi costi di manutenzione e affidarsi il più possibile al controllo da remoto degli impianti (tramite piattaforme software e servizi cloud), in modo da far intervenire i tecnici sul posto solamente quando è necessario per riparare o sostituire un dispositivo guasto o malfunzionante.











