top of page

Search Results

107 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Gestione illuminazione e comuni: segreti per risparmiare

    L’illuminazione stradale smart  può offrire un ampio margine di risparmio ai Comuni, grazie alla maggiore efficienza e ai servizi a valore aggiunto che consente di sviluppare . La rete dell’illuminazione pubblica, infatti, può essere un’infrastruttura abilitante per servizi di gestione e monitoraggio del territorio  urbano con impatti notevoli in termini di miglioramento della qualità di vita dei cittadini. Secondo il GSE, l’illuminazione pubblica copre una quota tra il 20 e il 30% della spesa energetica dei Comuni italiani. Un costo elevato dovuto principalmente al mancato ammodernamento dei punti luce. Sono ancora molto diffusi i pali con lampade a ioduri metallici o a vapore di sodio. I pali della luce sono poi distribuiti in maniera pervasiva. Una capillarità non sempre razionale, spinta dalla diffusa convinzione che avere più luce equivalga ad avere più sicurezza. Risultato: un modello di gestione altamente inefficiente.   Gestione dell'illuminazione per Comuni, quanto puoi risparmiare? Ma quanto risparmierebbero i Comuni con un’illuminazione stradale smart? Secondo l’Enea, la riqualificazione dell’illuminazione pubblica su scala nazionale potrebbe generare un risparmio di 500 milioni di euro. Due gli interventi auspicati: la sostituzione delle vecchie lampade con lampade a LED; l’implementazione di sistemi di telecontrollo degli impianti . Il primo intervento è il primo passo, necessario ma non sufficiente, verso un’illuminazione stradale smart. Oltre a ridurre i consumi energetici tra il 40 e il 60% rispetto ai consumi medi attuali, le lampade a LED hanno minori costi di gestione e manutenzione, con una durata di vita compresa tra 50.000 e 100.000 ore. Tuttavia, è l’adozione di sistemi di telecontrollo che ha le maggiori potenzialità in ottica smart city. Pali intelligenti per la gestione dell'illuminazione dei Comuni Il punto luce può infatti divenire un palo intelligente se dotato di sensori. E se è capace di comunicare in modalità bidirezionale tutta la gamma di dati che è in grado di raccogliere. Le applicazioni sono innumerevoli. Se vogliamo limitarci all’efficientamento e alla riduzione degli sprechi possiamo pensare alle soluzioni di illuminazione adattiva : con i LED possiamo variare l’intensità di luce per adeguarla a specifiche situazioni di contesto, come può essere la presenza o meno di traffico veicolare o di pedoni.   La gestione dell'illuminazione smart a Londra Una grande capitale europea che sta guidando questa transizione verso l’illuminazione stradale smart è senza dubbio Londra . Il progetto londinese di smart street lighting coinvolge 12.000 punti luce nell’area della City, riconvertiti a LED e gestiti tramite un sistema intelligente che ne determina i tempi di accensione e spegnimento, l’intensità e la temperatura colore, con una predilezione per i valori tra 2.000 e 4.000 gradi Kelvin, la cosiddetta luce calda. Tutti i led sono connessi tra di loro e integrati in una rete di sensori che coinvolge semafori, centraline di rilevamento dell’inquinamento atmosferico, sistemi di monitoraggio delle condotte fognarie. Cominciata nel 2018, l’installazione dei LED avrebbe dovuto ultimarsi nei primi mesi del 2020. Questo intervento sta determinando un abbattimento dei costi energetici del 60%.   Gestione dell'illuminazione per Comuni che diventano smart city Sul tema dell’illuminazione stradale smart e dei servizi per la smart city, l’Enea ha lanciato PELL, Public Energy Living Lab. Si tratta di una piattaforma di monitoraggio e uno strumento al servizio di tutti i comuni che possono avere un’analisi delle proprie prestazioni e capire quali strategie adottare per migliorarle. Così sta facendo il comune di Livorno , prima città di dimensioni medio-grandi che ha provato a sposare e tradurre in azioni concrete questo approccio. Il comune toscano  ha deciso di sostituire tutti i punti luce della città con 16.000 LED  puntando ad un abbattimento dei consumi fino al 70%. Il progetto prevede anche l’adozione di sistemi di telecontrollo per sfruttare la rete di sensori di cui saranno dotati i punti luce. Le prime applicazioni riguarderanno i dati sul traffico, la disponibilità di parcheggi e i livelli di emissioni di CO2 in atmosfera.

  • Esempi pratici di smart city: l'illuminazione del futuro

    Com’è noto, buona parte delle fattispecie di Smart City possono essere abilitate facendo perno sulla rete di illuminazione pubblica.  Sostanzialmente, questo accade per la sua pervasività e per il fatto di non richiedere la costruzione di infrastrutture ex novo, con tutti i benefici del caso in termini di tempi di implementazione e di costi. Quindi, quando si parla di use case di Smart City come la gestione ottimale del traffico e della viabilità, ipotesi di sorveglianza “proattiva” di certe aree, ottimizzazione dei parcheggi e della gestione dei rifiuti, ci riferiamo a ipotesi che, per poter essere implementate in concreto, richiedono almeno tre componenti: la raccolta dei dati, la trasmissione e l’elaborazione. Il primo è affidato all’IoT, cioè ai sensori, alle videocamere, ai microfoni ecc, che – appunto – possono essere distribuiti e alimentati dalla rete di illuminazione, la quale diventa in questo modo un elemento abilitante di tutti gli use case di Smart City che le municipalità – o anche le aziende – dovessero decidere di implementare. Esempi di IoT nella Smart City: l'illuminazione Tra queste fattispecie, c’è proprio la gestione dell’illuminazione pubblica in modo più evoluto  rispetto all’attuale. Non dimentichiamo, infatti, che essa si basa (nella maggior parte dei casi) su un concetto ormai estremamente superato – cioè quello dell’accensione/spegnimento in funzione dell’orario – nonché su tecnologie di illuminazione datate che ‘pesano’ sulla spesa pubblica. Quindi, anche se sembra un giro di parole, tra le fattispecie di Smart City abilitate dalla rete di illuminazione pubblica ci sono proprio gli smart o connected streetlights ,  ovvero i lampioni che, oltre a utilizzare la tecnologia di illuminazione LED e a godere dei risparmi relativi, sono anche connected,  possono essere gestiti da remoto e variare autonomamente l’intensità luminosa in funzione dell’ambiente circostante o del rilevamento di persone e/o oggetti. Esempi di Smart City europee Questa premessa è utile per introdurre alcuni casi concreti di Smart City . A tal fine si potrebbe partire da Madrid,  che oggi può vantare la presenza di 225.000 connected streetlights  (fonte: IOT Analytics ), monitorate h.24 e gestite completamente da remoto. Decisamente interessanti i risultati ottenuti: la medesima fonte parla infatti di un risparmio del 44% rispetto all’utilizzo delle precedenti tecnologie legacy. Un altro esempio “da manuale” quando si parla di Smart City nel vecchio continente è Amsterdam,  che ha recentemente implementato un sistema di illuminazione modulare  finalizzato all’ottimizzazione della spesa e alla riduzione dell’inquinamento luminoso: curiosamente, secondo un sondaggio il 61% degli olandesi ha espressamente richiesto una riduzione dell’intensità luminosa notturna e la capitale ha risposto con un sistema smart totalmente connesso che permette la variazione automatica dell’intensità in funzione dell’ambiente, ma anche una regolazione ad hoc  nel caso di interventi di polizia o situazioni di emergenza; addirittura, in certe aree ben definite sono gli stessi cittadini a poter regolare l’intensità luminosa con lo smartphone. Non solo: tra i progetti vi è ovviamente quello di utilizzare le streetlights per raccogliere informazioni sull’ambiente circostante, il che le rende un ottimo abilitatore di altri use case di Smart City.  Si può ipotizzare il monitoraggio della qualità dell’aria  (si pensi ai benefici, per esempio, per i soggetti asmatici), del livello della pressione sonora, ma anche lo smart parking, le videocamere di sorveglianza e mille altre fattispecie utili per le persone e per il governo di città che crescono a vista d’occhio.   Esempi pratici di Smart City nel mondo   A 2020 ormai inoltrato, gli esempi potrebbero essere moltissimi, le cui prime sperimentazioni risalgono anche a più di cinque anni fa: per esempio , nel 2015 San Diego  associò all’aggiornamento della tecnologia di illuminazione (cioè al passaggio ai LED), l’integrazione di sensori , controller, trasmettitori wireless e processori integrati nei singoli lampioni, così da sfruttare l’infrastruttura esistente per la raccolta di dati e, in questo modo, decongestionare il traffico, monitorare l’ambientale e accelerare la risposta alle emergenze. Oppure, possiamo parlare di Los Angeles, che a fine 2018 poteva già contare su 165.000 connected streetlights   considerate dal governo cittadino come la spina dorsale per l’implementazione di applicazioni IoT: interessante il concetto, perfettamente in linea con questo articolo, secondo cui a Los Angeles la rete di illuminazione stradale viene considerata uno Smart City HUB .  In pratica, essa serve a illuminare l’ambiente ma, soprattutto, permette alla città di sperimentare e di diventare un modello di Smart City. L'esempio delle Smart City asiatiche Infine, non si può non citare l’Asia, un punto di riferimento in quanto ad evoluzione tecnologica. Jakarta, per esempio, è l’imponente capitale dell’Indonesia, con una popolazione residente superiore ai 9 milioni. Essa rappresenta il perfetto esempio di megalopoli che deve puntare fortemente sulla trasformazione digitale e sull’impatto della tecnologia in previsione di un’ulteriore crescita futura: Jakarta è, infatti, una delle città con il tasso di crescita più rapido al mondo (si parla di raggiungere i 35 milioni di cittadini entro una manciata di anni). Non è un caso che il processo evolutivo in ottica 2.0 sia iniziato quasi un decennio fa, ma fino al 2017 l’immensa rete di illuminazione pubblica non poteva contare sul controllo remoto e si basava su tecnologia obsoleta: oggi, con 150.000 lampioni LED dotati di controllo remoto, non solo i consumi si sono abbassati, ma è possibile governare l’illuminazione pubblica in modo data-driven,  cioè in funzione delle esigenze delle specifiche zone.   Un'analisi delle Smart City asiatiche non è completa senza il Giappone. Alcuni anni fa fece parlare molto di sé Fujisawa, il prototipo di città smart e sostenibile,  con villette ad energia zero, car free, fotovoltaico e sistemi di accumulo dell’energia presenti di serie in ogni abitazione. Sul fronte della sicurezza, e in chiara ottica smart , vennero installate decine di videocamere “smart” su tutta la rete di illuminazione pubblica, di modo tale da creare una recinzione virtuale  che non imponesse alle forze dell’ordine di essere perennemente in strada, ma di intervenire solo quando allertate dal sistema. Se non è smart questo…

  • Micromobilità elettrica: come sfruttarla con un'infrastruttura virtuosa

    Ai mezzi acquistati dai privati, vanno poi aggiunti quelli noleggiati: la pandemia da Covid19 sta influenzando le soluzioni di spostamento dei cittadini e sempre più persone preferiscono la sharing mobility  al trasporto pubblico. Piacciono soprattutto le applicazioni a flusso libero , con la comodità di poter lasciare il mezzo noleggiato in un punto qualsiasi dell’area di copertura del servizio. Non mancano tuttavia le criticità, dalla sicurezza degli utenti  al decoro urbano . Lo sviluppo di un’ infrastruttura di supporto alla micromobilità elettrica e condivisa  non solo può contribuire a risolvere questi problemi ma può favorirne una maggiore penetrazione nei trasporti cittadini.   Micromobilità elettrica: il boom dei monopattini L’innamoramento degli italiani per la micromobilità elettrica è dimostrato dalla crescita vertiginosa del numero dei monopattini presenti sulle nostre strade. Come registrano i dati elaborati dall’Osservatorio nazionale Sharing Mobility, tra il dicembre 2019 e il settembre 2020, la flotta dei monopattini in condivisione  è più che quintuplicata: i monopattini condivisi sono passati da 5.000 a oltre 27.000 , con un’offerta di servizi presente in 17 città . La maggior parte dei servizi sono stati lanciati dopo la fine del lockdown. A questi numeri dobbiamo sommare quelli dei monopattini acquistati, soprattutto grazie all’impulso del Bonus Mobilità. Stando ai dati Gfk, nei primi sette mesi dell’anno sono stati venduti in Italia 125.000 monopattini, con un trend in forte crescita. La flotta dei veicoli elettrici in condivisione  si completa considerando oltre 5.000 scooter, per il 95% elettrici, e circa 30.000 biciclette. Complessivamente, in 38 città italiane  è attivo almeno un servizio di micromobilità in condivisione .   Micromobilità: l’infrastruttura per la sicurezza Questa predisposizione alla micromobilità elettrica va incentivata anche dal lato dell’ esperienza d’uso . Che significa, innanzitutto, più sicurezza. Secondo uno studio  condotto dalle Università di Denver e New Mexico, le infrastrutture per la micromobilità rendono le strade più sicure per tutti , automobilisti inclusi. Corsie ciclabili e casa avanzata  – l’area dedicata alle bici davanti la linea di arresto delle auto al semaforo – sono le soluzioni di recente normate dal Decreto Rilancio. Le corsie ciclabili possono essere rese più visibili con una buffer zone , un’area cuscinetto disegnata sull’asfalto per distanziare maggiormente bici e auto. Più sicurezza si ottiene anche con un posizionamento intelligente degli stalli per le bici , come dimostrano le best practice  analizzate dalla americana National association of city transportation officials. A New York sono usate per estendere l’area di un marciapiede o creare “rifugi pedonali” nel mezzo di ampie carreggiate, rendendo più sicuro l’attraversamento.    Micromobilità elettrica e infrastruttura di ricarica Corsie dedicate  e un sapiente posizionamento delle postazioni di ricarica  possono migliorare la sicurezza di chi sceglie la micromobilità elettrica e allo stesso tempo, incentivare ulteriormente la scelta di questi mezzi leggeri e a impatto zero. Le stazioni di ricarica  hanno un ulteriore beneficio: quello di migliorare il decoro urbano delle nostre città. Infatti, il parcheggio deregolamentato dei monopattini in sharing rischia di diventare un problema per pedoni e un’ulteriore barriera alla mobilità delle persone con disabilità. Se in Italia siamo ancora indietro su questo fronte, in altri Paesi non mancano sperimentazioni sull’utilizzo di docking station per parcheggiare e ricaricare i monopattini , un servizio offerto a chi noleggia ma teoricamente disponibile anche per chi ha un mezzo di proprietà. Riducendo i costi di gestione e ricarica per le società di noleggio le stazioni di ricarica possono, inoltre, diventare una soluzione complementare per portare la micromobilità elettrica nelle aree più periferiche e meno popolate . Qualche esempio arriva da Usa  e alcuni Paesi europei  più avanti sulla micromobilità elettrica, come la Francia. Swiftmile  ha già posizionato le sue docking stations in diverse metropoli. Si tratta di stazioni di ricarica e parcheggio utilizzabili da bici e monopattini, teoricamente anche da più operatori di servizi in condivisione. Diverse grandi città – da Austin  a Berlino  – hanno già adottato questa soluzione. A Parigi , invece, sono da poco arrivate le prime quattro stazioni di ricarica per monopattini , targate Charge, altra impresa statunitense che fornisce soluzioni differenziate per il parcheggio e la ricarica.

  • Software di project financing e illuminazione pubblica: la tua città smart

    Il project financing nell'illuminazione pubblica  è uno degli strumenti più interessanti per rendere più “intelligente” una città (smart city), grazie a un mix di possibili vantaggi che vanno dall’efficienza energetica con la conseguente riduzione della bolletta elettrica, ai molteplici servizi a valore aggiunto  che possono essere implementati nel progetto. La finanza di progetto è un modello di finanziamento ampiamente utilizzato nelle forme di collaborazione pubblico-privato : così gli enti pubblici possono realizzare investimenti di ampio respiro, anche quando la loro capacità di spesa è limitata, perché il soggetto privato si prende carico di sviluppare una determinata iniziativa nelle sue varie fasi (progettazione, fornitura degli impianti, assistenza, gestione), assumendosi i relativi rischi. Il soggetto privato può curare un progetto dall’inizio alla fine in tutti i suoi aspetti, o limitarsi ad alcune fasi, come l’installazione delle tecnologie e le attività di manutenzione; dipende dal tipo di contratto  di partnership pubblico-privato (PPP) che si andrà a sottoscrivere L’obiettivo è facilitare e promuovere gli investimenti pubblici  in diversi settori, tra cui le tecnologie che permettono di ridurre i consumi energetici e abilitare nuovi servizi.   Cosa valutare nel project financing dell'illuminazione pubblica Per valutare correttamente le proposte di project financing nell'illuminazione pubblica, bisogna esaminare e confrontare  molti elementi: risparmio energetico atteso in seguito all’intervento, spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, tecnologie impiegate, riduzione dell’inquinamento luminoso, caratteristiche e affidabilità degli impianti, garanzie dei risultati, predisposizione tecnica per l’inserimento di servizi a valore aggiunto (VAS, acronimo di value-added service ), oltre agli aspetti economici tra cui durata del contratto  proposto dal soggetto finanziatore privato, importo del canone  mensile o annuo, e così via. Molto utili, a questo proposito, sono i criteri ambientali minimi  (CAM) per i servizi di illuminazione pubblica, disciplinati dal decreto ministeriale del 28 marzo 2018 . In molti casi a proporre le iniziative di project financing nell'illuminazione pubblica sono le società di servizi energetici, identificate dall’acronimo inglese ESCo, Energy Service Company ; queste società sono specializzate nel progettare e costruire impianti che permettono di aumentare l’efficienza energetica  di interi edifici, quartieri o intere città, grazie all’installazione di tecnologie, dispositivi e soluzioni software con cui diminuire i consumi di energia.   Cosa inserire in un project financing nell'illuminazione pubblica Il “cuore” di un project financing nell'illuminazione pubblica è senza dubbio la tecnologia led : sostituire tutte le lampade tradizionali in un’area urbana con lampade led, infatti, garantisce risparmi molto consistenti sulla bolletta elettrica municipale, tanto che per recuperare del tutto l’investimento iniziale di solito servono non più di quattro anni. Ma l’efficienza energetica, per quanto fondamentale, è solo una faccia della medaglia . L’altra faccia è rappresentata dai servizi aggiuntivi  che si possono includere nel project financing sull'illuminazione pubblica: in sostanza, è possibile trasformare i lampioni led esistenti in lampioni “smart”  grazie alle tecnologie digitali più avanzate. Project financing, illuminazione pubblica e IoT Si entra allora nel settore IoT, Internet of Things, il “web delle cose” che prevede la connessione wireless  permanente tra gli oggetti fisici (i lampioni) e le piattaforme software di controllo/gestione da remoto, tramite speciali sensori applicati ai lampioni. Ciò permette, da un lato, di gestire in modo automatizzato  alcuni parametri di funzionamento: ad esempio, la regolazione dell’intensità luminosa  secondo differenti situazioni ambientali come traffico stradale, presenza di persone, condizioni meteorologiche. Dall’altro lato, con una soluzione IoT si possono abbinare ai singoli lampioni (oppure a gruppi di lampioni), senza necessità di modificare la struttura dell’impianto esistente, vari dispositivi per servizi a valore aggiunto  alimentati, a loro volta, con la stessa corrente prelevata dalla rete trifase dell’illuminazione pubblica. Tra questi servizi troviamo, ad esempio: colonnine per la ricarica di mezzi elettrici  come auto, moto e biciclette, sistemi di videosorveglianza  pubblica/privata, sistemi Wi-Fi, totem informativi, cartelli stradali “animati”, dispositivi per l’accesso alle reti di telecomunicazione, centraline per il monitoraggio di dati ambientali e la rilevazione delle emissioni inquinanti. Così i lampioni entrano a pieno titolo in una smart grid urbana, una rete elettrica digitalizzata  su cui “viaggiano” dati e informazioni che assicurano diversi vantaggi: maggiore efficienza energetica, sostenibilità ambientale, aumento della qualità della vita per i cittadini.

  • Come sfruttare l'illuminazione pubblica nella smart city

    Quando si parla di Smart City, l’interesse nei confronti dell’illuminazione pubblica cresce in modo esponenziale , e questo non solo per la possibilità di perfezionare e rendere smart l’illuminazione in sé, adattandola meglio alle esigenze dei cittadini e al budget dei Comuni, ma anche per la possibilità di sfruttare la capillarità della rete per l’attivazione di servizi a valore aggiunto in ottica smart . Gli esempi “da manuale” sono: servizi evoluti di monitoraggio ambientale, sensoristica IoT, punti d’accesso radio Wi-Fi pubblici/privati o 4G / 5G, totem interattivi, addirittura punti mobili di distribuzione di acqua potabile e un’infinità di altre casistiche d’interesse per le municipalità, per le aziende e per i cittadini. In quanto tema in continuo divenire, l’interesse da parte di soggetti pubblici e privati resta molto alto, poiché sugli use case  della Smart City si potranno sviluppare servizi innovativi  ai cittadini nonché nuovi e vincenti modelli di business per le aziende.   Come sfruttare l’illuminazione pubblica nella Smart City? Il problema, se così lo possiamo definire, è che gli impianti di illuminazione pubblica non sono particolarmente evoluti sotto il profilo tecnologico non avendo subito importanti interventi di ammodernamento nel corso dei decenni . Un numero su tutti: il consumo pro-capite di energia elettrica per illuminazione pubblica è quantificabile in circa 100 kWh, due volte quello della media europea, per un totale di spesa di 1,7 miliardi, ma soprattutto è lo stesso valore di 10 anni prima (via: greenreport ). Criticità dell'illuminazione pubblica nella Smart City Inoltre, si stima che in Italia ci siano circa 10 milioni di lampioni pubblici (via: lumi4innovation ) e questo pone una questione di costi dell’attività di ammodernamento. Non dimentichiamo, infatti, che l’architettura del sistema consta semplicemente di un cabinet stradale che distribuisce l’energia verso tutti i lampioni aprendo e chiudendo un contatto a orari prestabiliti ; un sistema di questo tipo è nativamente inadatto ad alimentare servizi a valore aggiunto che, per definizione, devono essere disponibili sempre, 24 ore su 24, e devono poter essere monitorati con costanza. L’alternativa è quella di installare, presso lo specifico palo, una fonte di alimentazione aggiuntiva, come una batteria e/o un pannello solare, oppure portare al lampione un nuovo cavo di alimentazione : tali soluzioni, senz’altro fattibili, hanno tutte il grosso limite del costo non indifferente e dei tempi lunghi di implementazione . Considerando il dato di cui sopra, ovvero dei 10 milioni di lampioni presenti sul nostro territorio, si tratterebbe di un progetto epocale.   Come migliorare l'illuminazione pubblica della Smart City Altra possibilità, decisamente più smart e quindi in linea col modello in questione, consiste nell’impiego di uno switch per alimentare l’impianto di illuminazione a bassa tensione in modo continuo , switch che si fa carico anche della registrazione dei consumi dei servizi a valore aggiunto e, soprattutto, può essere installato agevolmente alla base del palo o dentro l’asola di un lampione, senza richiedere interventi invasivi. Operando in questo modo, i VAS (Value Added Services) possono non solo rimanere attivi per 24 ore al giorno ma anche – laddove ciò sia previsto – essere correttamente contabilizzati e fatturati secondo consumo. Considerando che tra questi VAS troviamo colonnine di ricarica per mezzi di e-mobility o per dispositivi consumer, una corretta rilevazione dei consumi è centrale per il business delle aziende fornitrici. Migliorare la ROI dell'illuminazione nella Smart CIty Questo metodo riduce fortemente, rispetto all’ipotesi più “tradizionale” (di cui sopra), i costi e soprattutto i tempi di implementazione , che passano da una previsione di mesi a una manciata di giorni anche per progetti urbani da centinaia di lampioni, andando così ad agire in modo importante sul ROI dell’intero progetto . In questo modo, inoltre, si può davvero rendere l’illuminazione pubblica la spina dorsale di ogni progetto di smart city, cui associare magari una revisione delle tecnologie dell’illuminazione stessa, così da ottenere anche risparmi notevoli per gli enti pubblici e fornire un servizio di qualità migliore ai cittadini.

  • Come usare l'illuminazione pubblica per la Smart City con Alosys

    Quando si parla di innovazione, capita spesso di trovare i termini illuminazione e Smart City  nella stessa frase. A causa della sua capillarità, è infatti riconosciuto il ruolo centrale della rete di illuminazione pubblica nei progetti volti a realizzare la città del futuro. Il motivo è semplice da comprendere: le Smart City aggiungono un layer di intelligenza digitale ai sistemi urbani attuali, ma per farlo hanno bisogno di enormi quantità di dati e di dispositivi in grado di catturarli, trasmetterli ed elaborarli. Dal momento che oggi non ci sono problemi a livello di potenza computazionale o trasmissiva, occorre “eleggere” un’ infrastruttura che ospiti i device di Smart City , li alimenti e, così facendo, ne abiliti servizi che vanno dalla prevenzione del crimine a quelli turistici, dalla gestione smart dei parcheggi e del traffico urbano alla raccolta rifiuti, senza dimenticare il monitoraggio ambientale e la gestione avanzata del trasporto pubblico locale. Ecco perché illuminazione e Smart City possono essere grandi alleate; se manca la prima, realizzare i servizi su cui si basa la seconda diventa molto più complesso ed estremamente più costoso.   Illuminazione Smart City come driver di innovazione e di crescita Sul discorso di come usare l’illuminazione pubblica per la Smart City le ipotesi sono diverse, alcune delle quali già elencate e altre in fase di sperimentazione. Ma ciò che ci preme far notare, più del solito elenco di use case presenti e futuri, è che l’illuminazione pubblica può diventare ovunque un forte driver di innovazione . Il Comune può usare i lampioni per abilitare servizi a valore aggiunto e fornirli alle aziende - si pensi anche solo a centri per la ricarica di monopattini e biciclette elettriche o i totem turistici -, trasformando così un tradizionale centro di costo in un profitto . Ma ancor più interessante è l’impatto di questo tipo di innovazione su tutto il tessuto economico locale, poiché potrebbero nascere servizi dedicati alle aziende e/o ai cittadini cui ancora non abbiamo pensato e sorretti da  modelli di business innovativi . Morale: con un certo livello di astrazione si potrebbe dire che l’illuminazione pubblica possa diventare l’acceleratore dell’economia di una città, di una Regione e di un intero Paese.   Alosys e il processo che conduce alla Smart City Come si pone Alosys in questo cammino che lega illuminazione e Smart City? Alosys è un abilitatore: fornisce soluzioni che permettono alle Municipalità di attivare servizi di Smart City e di realizzare tutti quegli use case di cui si è detto, riducendo al minimo gli investimenti. La rete d’illuminazione c’è già, però non è adatta a supportare il paradigma di Smart City: la soluzione proprietaria di Intelligent Switching Alosys  - che non richiede nessun intervento invasivo - la può trasformare velocemente e a costo contenuto in quell’acceleratore economico di cui si è detto prima. In termini pratici, i lampioni di oggi non sono in grado di alimentare telecamere, sensori, colonnine di ricarica, totem interattivi e via dicendo, perché a loro volta sono alimentati solo alcune ore al giorno; senza alcuno scavo, pannello fotovoltaico da montare o cavo da collegare, la soluzione di Intelligent Switching Alosys fa sì che il lampione sia attivo per 24 ore, possa a sua volta alimentare device e servizi fondanti di Smart City e possa anche contabilizzare il consumo di energia, così da abilitare quei modelli di business innovativi di cui sopra.   Inoltre, sempre in ambito Smart City Alosys propone la soluzione di Remote Control , che in chiara ottica 4.0 permette  il controllo remoto e la gestione dell’allarmistica dei quadri elettrici dell’illuminazione pubblica , permettendo così di interagire (da remoto) con sensori, gateway, attuatori ecc, nonché di rilevare malfunzionamenti, regolare l’intensità luminosa, gestire allarmi, effettuare il monitoraggio dell’impianto e rilevare statistiche in modo rapido ed efficiente, senza necessità di presenza sul posto.

  • Mobilità intelligente: come abilitarla con i lampioni

    Parlare di mobilità intelligente  significa soprattutto parlare di un sistema di mobilità data-driven . L’intelligenza, la smartness, può derivare dalla capacità stessa del sistema di elaborare un’enorme quantità di dati . La nuvola dei dati raccolti da una rete di sensori diffusi su tutte le arterie di trasporto, ad esempio, ci può consegnare una fotografia in tempo reale dei flussi di traffico e aiutare l’amministratore pubblico a capire come intervenire per evitare ingorghi o per indirizzare i cittadini verso soluzioni di trasporto più sostenibili, siano esse quelle offerte dal trasporto pubblico locale, dalle differenti opzioni di veicoli in condivisione o un mix ragionato di entrambe. In questo scenario in transizione verso un sistema di mobilità più smart e sostenibile, un ruolo cruciale lo possono giocare i lampioni della luce , dal momento che l’illuminazione stradale costituisce l’infrastruttura pubblica più diffusa e capillare.   Mobilità intelligente: più condivisione, più elettrico Progettare un sistema di mobilità intelligente vuol dire affidarsi a un ventaglio di soluzioni complementari : un servizio di trasporto locale diffuso ed efficiente, una rete di parcheggi di interscambio per lasciare il mezzo privato, molteplici servizi di sharing. Il tutto accomunato da una forte spinta all’elettrificazione . Tutti questi servizi servono, infatti, a promuovere un ridimensionamento del ruolo dell’auto privata : per recuperare spazi e vivibilità alle nostre città non c’è alternativa, bisogna diminuire il numero di auto private in circolazione. Ma per migliorare la qualità dell’aria, già sarebbe un bene se aumentasse significativamente il numero di auto elettriche e il miglior modo per farlo è quello di potenziare la rete di ricarica . Quanto sarebbe più comodo per un possessore di auto elettrica ricaricare la propria vettura semplicemente collegandosi al palo della luce sotto casa ?   Mobilità intelligente: lampioni per monitorare il traffico e trovare parcheggio La ricarica elettrica è solo uno dei servizi a valore aggiunto dei lampioni smart . Per ciò che concerne la mobilità intelligente, un altro servizio essenziale che il lampione può fornire riguarda il  monitoraggio del traffico . Esistono già sensori che possono raccogliere informazioni sul traffico, livelli di inquinamento e livello di illuminazione, e sono in fase di sviluppo piattaforme più ambiziose, capaci di elaborare informazioni statistiche dagli incroci, necessarie a programmare interventi per migliorare la sicurezza e diminuire l’inquinamento. Anche la ricerca del parcheggio  può migliorare con i lampioni intelligenti, che possono essere dotati di videocamere in grado di capire se l’area illuminata è occupata o meno da un veicolo. Il guidatore nelle vicinanze potrà, così, essere indirizzato al parcheggio libero tramite un app. La stessa videocamera, in corrispondenza della fermata di un bus, può registrare e comunicare una situazione di affollamento, raccogliendo così dati necessari a migliorare l’offerta del trasporto pubblico locale .   I servizi per la mobilità intelligente abilitati da Alosys Switch La rete dell’illuminazione stradale può risultare determinante per attivare quei servizi di raccolta ed elaborazione dati necessari alla progettazione di un sistema di mobilità intelligente a 360 gradi. Bisogna, però, sostituire o adeguare i lampioni . Lampioni nati per un’unica funzione, illuminare nelle ore notturne, devono trasformarsi per fornire servizi h24. Un ostacolo da superare è quello di alimentare sensori e videocamere per tutto il giorno. Escludendo la soluzione più costosa e lunga, quella della sostituzione di tutti i punti luce, rimangono come alternative le batterie tampone alla base, i pannelli solari o un nuovo allaccio dal cabinet stradale al palo, con relativo scavo. Lo smart switch brevettato da Alosys evita tutto ciò. Alosys Switch  è un commutatore  che consente di  portare la corrente ai device in maniera semplice e con brevissimi tempi di installazione . Di piccole dimensioni, si può posizionare alla base o nell’asola del palo, non servono scavi, è di facile manutenzione, un solo dispositivo consente di fornire l’alimentazione fino a tre pali della luce e si può interfacciare con qualsiasi sistema di contabilizzazione dei consumi. Fa parte di un sistema di Intelligent Switching  che consente di implementare in tempi incomparabilmente più rapidi rispetto alle modalità di intervento tradizionali tutti quei servizi che delineano lo scenario delle Smart City. A partire dalle soluzioni per la mobilità intelligente.

  • 4 vantaggi dell'illuminazione intelligente nella Smart City

    Esistono almeno due interpretazioni dell’espressione illuminazione intelligente , o smart lighting  che dir si voglia, entrambe perfettamente armonizzabili in un contesto di Smart City. La prima, che è certamente la più comune, corretta e immediata, si riferisce a una sorta di illuminazione pubblica 2.0 , che pur mantenendo lo stesso ruolo e funzione di sempre, diventa estremamente più efficiente rispetto al passato grazie all’impiego di tecnologie e di connettività di ultima generazione. Ma c’è anche un’interpretazione più ampia, che vede nella rete di illuminazione pubblica la piattaforma capace di abilitare ulteriori servizi di Smart City  e, di conseguenza, di diventarne la vera e propria spina dorsale. Vediamo allora i vantaggi di Smart Lighting in un contesto di Città 2.0: sono 4, ma forse sarebbe meglio dire “3+1”.   1) I vantaggi dell’illuminazione intelligente: meno spese per il Comune In un contesto di Smart City, l’illuminazione intelligente è quella che, oltre a ottimizzare i costi per i Comuni grazie alle tecnologie a basso consumo (LED) , si adatta all’ambiente circostante, è in grado di auto-regolare la propria intensità in funzione della luminosità ambientale , permette la gestione e il controllo remoto, fino a poter essere gestita addirittura dai cittadini, sia pur in contesti e situazioni ben definiti. Il beneficio immediato è quindi la riduzione dei costi rispetto ai sistemi tradizionali : il semplice aggiornamento della tecnologia di illuminazione (LED) garantisce un’efficienza energetica molto superiore al passato e questo si traduce in un abbattimento dei costi che può raggiungere e superare il 50%. A questo aggiungiamo una forte riduzione degli sprechi  imputabile alle tecnologie smart: non consumare (o consumare meno) quando non c’è bisogno è un passo avanti enorme rispetto a un sistema tradizionale che basa accensione e spegnimento delle luci in funzione dell’orario.   2) Più sicurezza per i cittadini Gestire dinamicamente l’intensità luminosa significa fornire maggiore luminosità dove serve , il che si traduce immediatamente in più sicurezza per i cittadini , ovvero per i pedoni  che attraversano la strada, per chi passeggia in aree poco trafficate, ma anche per i guidatori  delle auto e i conducenti  dei mezzi pubblici. Si tratta della classica situazione win-win, dove cioè a una riduzione dei costi per i Comuni si associa un evidente vantaggio per la comunità.   3) Maggiore sostenibilità ambientale La maggiore sostenibilità ambientale rispetto al sistema tradizionale è una conseguenza dell’ottimizzazione dei consumi elettrici e si collega direttamente al tema della Smart Grid  e dei suoi flussi bidirezionali di dati ed energia , che consentono la gestione intelligente della distribuzione energetica, la riduzione dei costi, la minimizzazione degli sprechi e, quindi, proprio la sostenibilità ambientale.   4) Illuminazione pubblica come Smart City Platform Come detto, il significato da manuale di Smart Lighting è quello appena approfondito: un servizio ai cittadini che, pur mantenendo il medesimo scopo di sempre, si avvale di tecnologie di ultima generazione che si ripercuotono sui costi e sull’efficacia del servizio stesso. Volendo, però, adottare un’interpretazione più ampia, nel contesto di Smart City la rete di illuminazione pubblica non serve unicamente a questo, ma può trasformarsi in una piattaforma capace di abilitare ulteriori servizi di Smart City , i cosiddetti VAS (Value Added Services). Il motivo per cui la rete di illuminazione può assumere questo ruolo è semplicissimo: la sua capillarità , che fa sì che essa possa ospitare sensori, hotspot di accesso radio e svariati altri device, a cui peraltro può fornire l’alimentazione elettrica e contabilizzare i consumi. Il fatto di poter abilitare ulteriori servizi è, quindi, sicuramente un altro beneficio della rete di illuminazione pubblica “smart”: tra i VAS abilitati dalla rete stessa troviamo colonnine di ricarica di mezzi elettrici, hotspot, totem per informazioni turistiche, sistemi di monitoraggio ambientale, centri di ricarica per dispositivi mobile e via dicendo. Le possibilità, in quest’ambito, sono pressoché infinite.

  • Abilitare i lampioni intelligenti senza sostituirli

    31,2 milioni di lampioni intelligenti  nel 2023. È questa la proiezione di Berg Insight, società svedese specializzata in analisi in ambito Internet of Things. Con un tasso di crescita del 24,5% (dato relativo al 2018), l’illuminazione smart vive quindi una forte propulsione. E sembrerebbe l’Europa ad essere il continente protagonista. Gli amministratori pubblici devono esplorare questo mercato, i benefici sono evidenti: da un lato risparmi per le casse comunali , dall’altro una migliore esperienza  urbana per la cittadinanza. Tuttavia, trasformare la rete dell’illuminazione stradale in una rete di illuminazione smart può presentare elevati costi iniziali e interventi lunghi e complessi. Ogni contesto urbano va analizzato per trovare la soluzione che minimizzi i tempi di ritorno dell’investimento iniziale e consenta, in tempi rapidi, l’attivazione di quei servizi a valore aggiunto che fanno dei lampioni intelligenti non più dei semplici punti luce ma degli hub interattivi e informativi .   Lampioni intelligenti: dall’adaptive lighting ai servizi smart Un esempio ci può illustrare le potenzialità dei lampioni intelligenti. La maggioranza dei circa dieci milioni di lampioni italiani si basa ancora su armature stradali vecchie e tecnologie di illuminazione come le lampade a ioduri metallici o a vapore di sodio. Grazie alla possibilità di abilitare sistemi adattivi, l’adozione di lampade LED  consentirebbe un primo importante risparmio per le casse comunali. I sistemi adattivi  riescono a direzionare meglio il fascio luminoso e a regolare l’intensità della luce, in base, ad esempio, alla presenza di pedoni o all’intensità del traffico veicolare. Tutto ciò è possibile grazie ai LED e ai sensori di movimento . Ma come intervenire per adeguare i vecchi lampioni della luce? E come far sì che un lampione possa raccogliere una enorme quantità di dati che vanno dalla rilevazione dell’inquinamento atmosferico, alla presenza di parcheggi liberi, dai dati sulle precipitazioni a quelli sugli assembramenti in aree e parchi pubblici?   Lampioni intelligenti senza sostituire le armature stradali La soluzione più “naturale” per installare lampioni intelligenti in luogo degli attuali pali della luce sarebbe quella di sostituire le armature stradali, adottando così strutture già progettate per ospitare videocamere, sensori, display e dispositivi per la raccolta e la comunicazione dei dati. Strutture facilmente integrabili con la rete dell’alimentazione elettrica o, ancor meglio, equipaggiate con pannelli solari e batterie tampone per l’alimentazione 24 ore su 24 dei dispositivi elettronici. Ma non sempre è possibile sostituire le attuali strutture portanti dei corpi illuminanti, sia per ragioni di costo sia per rispettare il contesto architettonico nel quale si interviene: l’innovativo design di un lampione smart potrebbe snaturare il centro storico di una delle tante città d’arte italiane. E quindi, come rendere i lampioni intelligenti senza sostituirli?   Lampioni intelligenti: tempi e costi ridotti con Alosys Switch Alosys Switch  è la soluzione più economica per trasformare i pali in lampioni intelligenti senza sostituirli  e senza lavori di scavo per portare l’alimentazione ai dispositivi smart. Questo sistema di Intelligent Switching  si basa su un commutatore , brevettato da Alosys, che garantisce sia l’alimentazione del punto luce nelle ore notturne, sia l’alimentazione dei dispositivi smart per tutta la giornata. Il dispositivo è impermeabile, di dimensioni ridotte e si può installare alla base del palo, nell’asola di un lampione o al di sopra di una lanterna. Inoltre, può servire contemporaneamente più di un palo della luce, riducendo ulteriormente costi e tempi di installazione. Un esempio di applicazione in un comune del Centro Italia: 15 giorni di installazione per 300 dispositivi, in totale 1000 punti luce trasformati in lampioni intelligenti capaci di fornire un’ampia gamma di servizi, ricariche elettriche, Wi-Fi, sistemi di videosorveglianza e alimentazione per chioschi di erogazione dell’acqua.     L’Alosys Switch è di fatto l’ interruttore che attiva tutti i dispositivi installabili su un tradizionale palo della luce , ma non è l’unico elemento del sistema sviluppato da Alosys. Lo switch si interfaccia con una Smart Box,  da posizionare nel pozzetto stradale in prossimità dei pali della luce, che funge da contatore intelligente per la misurazione dei consumi elettrici determinati dai diversi dispositivi. Un ulteriore elemento di vantaggio per l’amministratore pubblico o il gestore della infrastruttura che può, quindi, basarsi su una misurazione fine dei consumi elettrici da addebitare eventualmente al fornitore di servizi.

  • Pali per illuminazione smart: alleati di salute e sicurezza pubblica

    I pali per l’illuminazione smart  sono essenziali per una trasformazione data-driven  delle nostre città. L’illuminazione pubblica è un’infrastruttura così capillare da poter essere la spina dorsale per un’offerta di servizi a valore aggiunto basati sulla raccolta e l’elaborazione di enormi quantità di dati. Non solo: nella smart city all’epoca del Covid-19, i lampioni intelligenti si candidano a diventare preziosi alleati per la tutela della salute pubblica e della sicurezza . Dalla mobilità alla computer vision, infatti, possono agevolare il rispetto delle normative vigenti per la prevenzione dei contagi ed eventualmente facilitare il monitoraggio di comportamenti a rischio. Risulta ancor più fondamentale e urgente, dunque, capire come trasformare dei semplici punti luce in pali per l’illuminazione smart. E come farlo contenendo i costi, i tempi dell’adeguamento e i possibili disagi per la cittadinanza.   Pali per l’illuminazione smart per la mobilità elettrica Pensiamo, ad esempio, alla mobilità. Per far fronte alle necessarie limitazioni cui dovrà andare incontro il trasporto pubblico locale, bisognerà puntare sulla mobilità integrata . L’intermodalità deve essere un principio guida, rischiamo, infatti, che un effetto collaterale della pandemia sia l’ulteriore proliferazione di automobili private e la conseguente congestione del traffico. Intermodalità  significa sviluppare sempre più servizi di sharing mobility : car, bike e scooter sharing. Sarà importante, inoltre, favorire gli spostamenti “dell’ultimo miglio” con mezzi agili come monopattini, monoruota e segway, ancor meglio se con veicoli elettrici. Significa, inoltre, avere parcheggi di interscambio dove lasciare la propria auto e, ad esempio, noleggiare una bici. Questi e altri servizi per la mobilità subirebbero una spinta propulsiva grazie a pali per l’illuminazione smart che fungano da punti di ricarica per veicoli elettrici  o che siano in grado di comunicare il numero di stalli liberi in un parcheggio.   Pali per l’illuminazione smart: la computer vision per evitare gli assembramenti Ci sono poi le più avanzate tecniche di computer vision per il monitoraggio di aree e parchi pubblici . I pali per l’illuminazione smart possono essere equipaggiati con delle videocamere di sorveglianza . Le immagini riprese vengono raccolte e analizzate in tempo reale grazie a una piattaforma software in grado di stabilire le distanze tra i diversi soggetti presenti sulla scena. Per ottenere misurazioni accurate, la scena ripresa viene convertita in un’immagine tridimensionale. Lo schiacciamento dell’immagine causato dall’obiettivo potrebbe, infatti, compromettere il risultato dell’analisi. Sul mercato sono già presenti applicativi che, al fine di garantire il rispetto della privacy, utilizzano come unico elemento di identificazione dell’individuo la sagoma del corpo. Non è neanche indispensabile registrare e archiviare le immagini, una volta individuato un assembramento pericoloso per la salute pubblica, o anche una situazione di pericolo, il sistema può automaticamente inviare un alert. I parametri in base ai quali far scattare l’alert possono essere definiti e nel tempo modificati, in virtù dell’andamento dei contagi o della modifica delle norme vigenti.   Come adeguare i pali della luce ai servizi smart Sono solo alcune applicazioni rese possibili dai pali per l’illuminazione smart. Affinché tutto questo sia possibile, il palo della luce deve essere equipaggiato con device elettronici e deve comunicare costantemente con un sistema di telegestione . Può sembrare molto complesso e costoso immaginare di ripensare in questa ottica tutta la rete dell’illuminazione pubblica, si pensi solo alla necessità di eseguire nuovi cablaggi e lavori sul manto stradale. Device e sensori necessiterebbero, infatti, di uno specifico cavo di alimentazione che arrivi dal più vicino cabinet stradale. Per bypassare questo tipo di interventi, Alosys  ha sviluppato e brevettato un piccolo dispositivo, impermeabile e facilmente installabile alla base del palo. Alosys Switch garantisce al punto luce un’alimentazione h24 . Questo significa poter avere l’illuminazione solo durante la notte e al tempo stesso alimentare per tutto il giorno videocamere di sorveglianza, punti di ricarica per veicoli elettrici e un sistema radio connesso con una piattaforma software di analisi dati . Tempi di adeguamento e costi di manutenzione si riducono drasticamente, mentre, senza interventi invasivi e disagi, migliora la qualità della vita e la tutela della salute pubblica.

  • Non solo lampioni: i progetti di illuminazione stradale e la Smart City

    Un progetto di illuminazione stradale  può letteralmente “creare” una Smart City . Tutto parte da una considerazione molto pratica, cioè dal fatto che il 19% dei consumi globali di energia elettrica vadano attribuiti proprio agli impianti di illuminazione (fonte: International Energy Agency ), da cui svariati progetti locali finalizzati all’efficientamento energetico della rete pubblica. Un progetto di illuminazione stradale parte spesso da qui, cioè dall’esigenza di ridurre i consumi, i costi, le sostanze inquinanti e per favorire l’eco-sostenibilità; non è quindi un caso che la prima tecnologia chiamata in causa in questa transizione sia il LED, che secondo alcune rilevazioni può offrire una riduzione dei consumi fino a 12 volte rispetto alle lampade a incandescenza e a 3 volte rispetto a quelle a risparmio energetico di pari potenza (fonte: led-e ).   Progetto di illuminazione stradale e smart city: oltre il risparmio Se quanto appena descritto rappresenta solitamente la premessa per un progetto di illuminazione stradale, esso non è che il punto di partenza per un viaggio molto più interessante e pervasivo: quello della trasformazione della rete di illuminazione nel cuore pulsante della Smart City . Qui non si parla tanto di evoluzione tecnologica, bensì proprio di un cambio di paradigma : il progetto di illuminazione stradale può infatti “trasformare” – sfruttando al massimo i benefici dell’Internet of Things – l’illuminazione pubblica in una rete sia elettrica che digitale, capace di abilitare il trasporto dell’energia e dei dati in maniera veloce e sicura.   Cosa serve a un progetto di illuminazione stradale per Smart City Qui si inizia a ragionare in termini di  Smart City, ovvero di città intelligente e al passo con la rivoluzione digitale . A tal fine può essere utile citare l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano per identificare gli ambiti di applicazione più comuni dei progetti di Smart City: sicurezza, illuminazione, monitoraggio ambientale, gestione parcheggi, servizi turistici e raccolta rifiuti . Questi sono gli ambiti che le amministrazioni locali hanno ritenuto meritevoli di rivisitazione in ottica “smart”, ma si pone il problema di abilitare questi servizi: per gestire i parcheggi in modo smart c’è bisogno di sensori, di videocamere e lo stesso vale per la sicurezza, il monitoraggio ambientale e via dicendo. Una rete nativamente-distribuita  e già esistente sul territorio è proprio quella dell’illuminazione pubblica, che può alimentare i dispositivi IoT e fungere anche da rete di comunicazione: in pratica, può diventare la spina dorsale della città smart .   Progetto di illuminazione stradale e smart lightning Tornando alle rilevazioni del Politecnico, tra gli ambiti più “gettonati” dei progetti smart vi è proprio l’illuminazione. Il che non significa, di fatto, sostituire le lampadine tradizionali con i LED, ma ragionare in termini “2.0”  anche per quanto concerne l’illuminazione delle strade: ciò significa abilitare il controllo remoto degli impianti, gestire in modo smart le automazioni, regolare l’intensità luminosa in funzione della luminosità ambientale e ridurre così anche l’inquinamento luminoso, fornendo al tempo stesso un servizio migliore alla cittadinanza e molto più economico per la città.   Cosa può fare un progetto di illuminazione stradale Però, come spesso accade quando di parla di progetti smart , è tutto in divenire: la certezza è che un progetto di illuminazione stradale può andare molto al di là di un – peraltro comprensibilissimo – efficientamento energetico, ponendo le basi per use case quali il controllo smart del territorio, la gestione avanzata della viabilità e del traffico, l’ottimizzazione delle comunicazioni, l’attivazione di parcheggi 2.0 e molto altro . Oltre alla possibilità, per esempio, di distribuire una rete Wi-Fi pubblica di alta qualità a tutta la cittadinanza e abilitare molti servizi a valore aggiunto, come colonnine di ricarica per e-mobility, su cui i vari operatori possono sviluppare servizi innovativi da proporre agli utenti finali. Si tratta, di fatto, di un circolo virtuoso nel quale possono vincere davvero tutti: cittadini, aziende ed enti pubblici, il tutto realizzato a partire da un progetto di illuminazione stradale.

  • Progetti di Smart City rapidi ed economici: ecco come

    Ridurre costi e tempi di esecuzione  in un progetto di smart city   è un obiettivo da perseguire con la massima attenzione, perché costi e tempi possono influire moltissimo sul periodo di ritorno dell’investimento  (payback time). Per rendere più veloce e meno costosa l’esecuzione di un progetto di smart city occorre poi valutare l’inserimento di tecnologie e servizi aggiuntivi  che contribuiscono a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Di conseguenza, bisogna immaginare la smart city come un ecosistema  tecnologico integrato, che partendo da una smart grid  (una rete elettrica digitalizzata) si espande verso altri settori come la ricarica di veicoli elettrici, la videosorveglianza, il monitoraggio dei dati ambientali, la gestione della raccolta rifiuti e dell’accesso ai parcheggi. Molti di questi servizi, infatti, possono essere implementati e gestiti da remoto sui lampioni led  di nuova generazione, che diventano così l’infrastruttura basilare della città intelligente.   Costi della smart city, come essere efficienti Prendendo allora come riferimento le iniziative di efficienza energetica per l’illuminazione pubblica, vediamo di seguito alcuni consigli  per sviluppare progetti di smart city riducendo il più possibile costi e tempi di esecuzione. Innanzi tutto, è bene ricordare che il decreto ministeriale del 28 marzo 2018   disciplina i criteri ambientali minimi  (CAM) per i servizi di illuminazione pubblica specificando tutti gli elementi che devono caratterizzare questo tipo di iniziative di smart city, come le prestazioni delle lampade  in base ai diversi luoghi di installazione. Abbassare i costi della smart city con i certificati Un aiuto finanziario ai comuni può arrivare dai certificati bianchi  o Titoli di efficienza energetica  riconosciuti dal Gestore dei servizi energetici (GSE) per attestare che un certo progetto di efficienza, nel nostro caso per l’illuminazione pubblica, ha permesso di risparmiare una data quantità di kilowattora. Il GSE rilascia questi certificati, il cui valore si è stabilizzato sui 260 euro nei primi due mesi del 2020, per cinque anni ai progetti di sostituzione-rifacimento di vecchi impianti  (relamping); ogni titolo di efficienza attesta il risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (Tep) che a sua volta corrisponde a 5.347 kWh elettrici. Particolare attenzione va posta nel calcolare il costo di prima installazione  dei nuovi lampioni led. Ad esempio, ci sono soluzioni e tecnologie che consentono di riutilizzare almeno in parte le infrastrutture esistenti, diminuendo così la spesa complessiva per sostituire i punti luce.   Contenere i costi della smart city: la giusta illuminazione Tuttavia, è bene precisare che sostituire tutti i punti luce esistenti  con lo stesso numero di led non sempre è la scelta ideale, perché molto dipende dalla situazione di partenza: in molti casi, infatti, gli impianti di illuminazione sono stati progettati e dimensionati in base a scenari urbanistici  e di traffico stradale che sono profondamente cambiati  nel corso degli anni. Un esempio è dato dagli impianti più obsoleti che utilizzano ancora lampade a mercurio: in queste circostanze, spesso, installando apparecchi led è necessario aumentare il numero  complessivo di punti luce, in modo da adeguare l’illuminazione pubblica alle più recenti normative tecniche  volte a migliorare la sicurezza stradale e ridurre i consumi energetici. In altri casi, invece, quando gli impianti esistenti utilizzano lampade a ioduri metallici o a vapore di sodio, passando ai led è possibile ridurre il numero di punti luce, grazie alle migliori prestazioni dei led (che ormai superano 150 lumen/watt) e alla loro flessibilità operativa, ad esempio con sistemi di autoregolazione dei flussi luminosi secondo le condizioni ambientali; comunque vale sempre la regola di adeguare l’impianto  alle norme tecniche e ai differenti contesti urbani  che si sono evoluti nel tempo, in termini di utilizzo, fruibilità e vivibilità degli spazi cittadini. I fattori dell'illuminazione pubblica e i costi della smart city Intensità del traffico veicolare, presenza di aree pedonali-ciclabili, caratteristiche delle strade, presenza di piazze, giardini pubblici, monumenti e campi sportivi, conformazione dei quartieri (residenziali, commerciali), sono alcuni dei fattori da considerare  quando si progetta un intervento di relamping o un impianto di illuminazione pubblica totalmente nuovo. In altre parole, per abbattere costi e tempi di esecuzione in un progetto di smart city, bisogna studiare e valutare attentamente la struttura degli spazi urbani e le loro peculiarità, installando il numero adeguato di luci led in base alle esigenze di sicurezza, risparmio energetico e qualità dell’illuminazione, evitando così di sovradimensionare o sottodimensionare  l’impianto.

bottom of page